L'Associazione Trasparency International Italia ha reso noto il 10 ottobre il report Agenda anticorruzione 2017, un
quadro sui dati relativi alla lotta contro la corruzione in Italia
nell'ultimo anno. Nonostante il buon livello di leggi in materia,
secondo il rapporto il problema riguarda la loro applicazione ed alcune
lacune, fra cui la mancata tutela per chi segnala casi di corruzione.
L'Agenda
rivela luci e ombre dell'impegno italiano nella battaglia contro la
corruzione, dramma comune a tutti i Paesi fra cui la Russia, posizionata
ancora più in basso rispetto all'Italia.
Si parla tanto di corruzione, ma sembra un male imbattibile,
evidentemente perché ripone le sue profonde radici nella cultura della
società, ecco che i media e la scuola risultano fondamentali nella
battaglia anticorruzione. Sputnik Italia ha raggiunto per una
riflessione Nicola Selvaggi, professore associato di diritto penale
nell'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
— Professore Selvaggi, come commenterebbe gli esiti dell'ultimo Report Agenda anticorruzione 2017, secondo cui l'Italia si posiziona al terzultimo posto in Europa?
— In realtà il Report Agenda anticorruzione in effetti mette in rilievo anche delle luci dell'impegno italiano, non soltanto degli aspetti negativi. Nel report si parla di un miglioramento della legislazione nel suo complesso per la prevenzione e il contrasto della corruzione. D'altro canto il punteggio complessivo non è particolarmente incoraggiante.
— È una lacuna che il nostro ordinamento si appresta a colmare, perché una settimana fa la prima Commissione Permanente del Senato, che aveva in procedura il disegno di legge, ha discusso e approvato il testo che riguarda il sistema di whistleblowing e la tutela del segnalante, tanto in riferimento al settore pubblico quanto al settore privato. Il testo è arrivato in aula, anche laddove questo Parlamento non riuscisse ad approvare, la prossima legislatura potrebbe farlo in tempi brevissimi, proprio perché il disegno di legge è in stato avanzato.
Quest'intervento si aggiunge ad altri due che l'Italia ha realizzato nell'ultimo biennio. Si tratta della riforma della prescrizione della disciplina e dell'allungamento dei termini con riferimento ai delitti di corruzione, un intervento richiesto fra l'altro dall'OCSE. Poi vorrei citare l'approvazione del codice antimafia che consente di utilizzare uno strumento molto importante come la confisca di prevenzione anche con riferimenti ai delitti contro la pubblica amministrazione. La disciplina e l'esperienza applicativa in materia di sequestri e confisca in Italia sono considerate un modello di riferimento a livello internazionale. Ora questo modello non riguarda più solamente la criminalità organizzata nel senso stretto, ma anche la corruzione, questo è un segnale importante. La criminalità organizzata oggi non utilizza solamente il classico strumento dell'intimidazione, ma sempre più spesso si avvale di strumenti più sofisticati come la corruzione.
— Qual è il ruolo della società civile nell'ambito della lotta alla corruzione? Evidentemente i media, la scuola e le università dovrebbero fare di più in questo senso?
— Questo è un aspetto molto importante, non è un caso che proprio ad agosto di quest'anno nell'ambito di un gruppo intergovernativo operante sotto il cappello della convenzione ONU contro la corruzione, si è trattato in particolare del profilo della prevenzione nelle scuole e nelle università.
A breve l'Autorità Nazionale Anti corruzione emetterà un documento specifico per l'università e per la scuola. A parte gli strumenti tecnici per la prevenzione all'interno di questi ambiti, non c'è dubbio che la strada che occorre coltivare con il massimo impegno è quella di abituare al rispetto dei valori i ragazzi e i bambini, cominciando dalle scuole primarie. Va integrata sempre di più l'educazione ai valori nell'ambito dei programmi scolastici. — Lei parlava di molte leggi e iniziative contro la corruzione, il problema però persiste, evidentemente perché ci sono difficoltà nell'applicare queste leggi e inoltre abbiamo a che fare con un problema culturale. Quali misure andrebbero prese in primis per combattere questa situazione?
— Professore Selvaggi, come commenterebbe gli esiti dell'ultimo Report Agenda anticorruzione 2017, secondo cui l'Italia si posiziona al terzultimo posto in Europa?
— In realtà il Report Agenda anticorruzione in effetti mette in rilievo anche delle luci dell'impegno italiano, non soltanto degli aspetti negativi. Nel report si parla di un miglioramento della legislazione nel suo complesso per la prevenzione e il contrasto della corruzione. D'altro canto il punteggio complessivo non è particolarmente incoraggiante.
Occorre considerare che normalmente queste
indagini tengono conto di misuratori di carattere percettivo, ovvero sia
guardano alla percezione del fenomeno della corruzione. La sfida di
oggi è individuare anche criteri diversi che non siano soltanto dei
misuratori sulla percezione. C'è da dire che i progressi fatti nel tempo
dall'Italia dal punto di vista pubblico e privato in realtà sono molto
significativi. Parlo del codice degli appalti, della legislazione sulla
responsabilità del reato dell'ente, mi riferisco anche al numero
complessivo di procedimenti penali in corso. Tutto ciò segnala un
movimento complessivamente virtuoso. Le caratteristiche del sistema
giudiziario italiano, cioè la massima autonomia e indipendenza,
consentono ai magistrati italiani di procedere forse più di quanto
permettano altri ordinamenti.
— Un
problema rilevato dal Report riguarda la mancata tutela per chi
decidesse di segnalare casi di corruzione. Qual è il suo punto di vista
su questa lacuna?— È una lacuna che il nostro ordinamento si appresta a colmare, perché una settimana fa la prima Commissione Permanente del Senato, che aveva in procedura il disegno di legge, ha discusso e approvato il testo che riguarda il sistema di whistleblowing e la tutela del segnalante, tanto in riferimento al settore pubblico quanto al settore privato. Il testo è arrivato in aula, anche laddove questo Parlamento non riuscisse ad approvare, la prossima legislatura potrebbe farlo in tempi brevissimi, proprio perché il disegno di legge è in stato avanzato.
Quest'intervento si aggiunge ad altri due che l'Italia ha realizzato nell'ultimo biennio. Si tratta della riforma della prescrizione della disciplina e dell'allungamento dei termini con riferimento ai delitti di corruzione, un intervento richiesto fra l'altro dall'OCSE. Poi vorrei citare l'approvazione del codice antimafia che consente di utilizzare uno strumento molto importante come la confisca di prevenzione anche con riferimenti ai delitti contro la pubblica amministrazione. La disciplina e l'esperienza applicativa in materia di sequestri e confisca in Italia sono considerate un modello di riferimento a livello internazionale. Ora questo modello non riguarda più solamente la criminalità organizzata nel senso stretto, ma anche la corruzione, questo è un segnale importante. La criminalità organizzata oggi non utilizza solamente il classico strumento dell'intimidazione, ma sempre più spesso si avvale di strumenti più sofisticati come la corruzione.
— Qual è il ruolo della società civile nell'ambito della lotta alla corruzione? Evidentemente i media, la scuola e le università dovrebbero fare di più in questo senso?
— Questo è un aspetto molto importante, non è un caso che proprio ad agosto di quest'anno nell'ambito di un gruppo intergovernativo operante sotto il cappello della convenzione ONU contro la corruzione, si è trattato in particolare del profilo della prevenzione nelle scuole e nelle università.
A breve l'Autorità Nazionale Anti corruzione emetterà un documento specifico per l'università e per la scuola. A parte gli strumenti tecnici per la prevenzione all'interno di questi ambiti, non c'è dubbio che la strada che occorre coltivare con il massimo impegno è quella di abituare al rispetto dei valori i ragazzi e i bambini, cominciando dalle scuole primarie. Va integrata sempre di più l'educazione ai valori nell'ambito dei programmi scolastici. — Lei parlava di molte leggi e iniziative contro la corruzione, il problema però persiste, evidentemente perché ci sono difficoltà nell'applicare queste leggi e inoltre abbiamo a che fare con un problema culturale. Quali misure andrebbero prese in primis per combattere questa situazione?
— Occorre
operare sul piano dell'educazione, quindi della scuola, al contempo
bisogna lavorare sul miglioramento dell'efficienza della pubblica
amministrazione e dei compiti dello Stato. Finché non si realizzerà un
concetto compiuto di cittadinanza amministrativa effettivamente il
problema della corruzione resterà significativo.
Bisogna che in Italia, come anche in altri Paesi, ci si abitui a
costruire il rapporto fra cittadino e Stato come un rapporto paritario,
nel quale il cittadino può e deve pretendere prestazioni efficienti
dallo Stato, d'al
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