Sono questi tempi in cui le partite non si concludono con pareggi o con onorevoli sconfitte, dove il motto decoubertiniano “l’importante è partecipare” non riecheggia nella società operante.
L’importante
è vincere, la miglior difesa è l’attacco, catenaccio ermetico e via in
contropiede fino a sfondare la porta avversaria, pressing, pressing ed
ancora pressing, questi gli imperativi d’ordine e in voga, diretti dal
palazzo di Confindustria e che devono giungere a destinazione, costi
quel che costi.
E, naturalmente, nonostante l’apparente ruolo neutro di alcuni media nazionali, preoccupati di improvvise rivoluzioni culturali
in un mondo che all’improvviso si è visto catapultato in un cambio
epocale, per cui i messaggi arrivano innanzitutto nelle case di chi
avrebbe la giusta pretesa di voler lavorare meno a parità di salario;
magari anche per vedere apparire all’orizzonte una possibilità di lavoro
stabile per i propri figli, e/o comunque per le generazioni che da
oltre tre lustri si sono affacciate nel mondo del lavoro ed hanno
trovato spesso e solo precarietà.
Non
abbastanza tronfi di questo loro prima spavalda determinazione, i
capitalisti nostrani irridono al Governo che timidamente aveva avanzato
una proposta in tal direzione e, si preparano alla concertazione a perdere (solo per i lavoratori) con i loro complici naturali: Cgil, Cisl e Uil.
Insomma,
non c’è molto da dire: a chi pensava di aver vinto la Fase 1 (riduzione
del contagio) e di poter governare la transizione alla Fase 2, ecco già
servita l’ipoteca sulla Fase 3.
Sapranno reagire i Nostri a questa implacabile avanzata del nemico di sempre?
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