lunedì 25 febbraio 2019

Reddito di cittadinanza? No, caporalato di Stato con aggravante razzista

Pacco, doppio pacco e contropaccotto” è un film italiano del 1993, l’ultimo per il cinema diretto da Nanni Loy. Il film, strutturato ad episodi, è ambientato nella Napoli degli anni novanta in cui imbroglioni più o meno professionisti, si arrangiano cercando di truffare il prossimo.
Ecco tutta l’epopea del movimento pentastellato è franata in poco più 7 mesi di governo nel repentino abbandono di tutti i principi che ne caratterizzavano la natura di movimento antisistema ma che hanno poi avuto lo stesso esito dei mirabolanti trucchi dei personaggi di quel film.
Se poi anche l’unico cordone ombelicale, il “reddito di cittadinanza” che tiene in qualche modo legato il M5Stelle ad una parte ancora consistente del suo elettorato, si rivela un pacco di dimensioni cosmiche, allora la bolla pentastellata rischia di fare molto presto la fine che fece un altro noto movimento che aveva in comune con i 5 stelle un analogo livello di indeterminatezza e di confusione, ovvero, quel “partito dell’uomo qualunque” che durò solo 5 anni (dal 1945 al 1949) perché intorno aveva dei partiti enormi e ben strutturati. Il vantaggio dei 5stelle è che quei partiti sono evaporati a parte la Lega, per l’appunto. Ciò tuttavia non vuol dire che il M5S non rischi di fare presto la stessa fine che fece il farlocco partito di Giannini.
Scrive Giorgio Cremaschi: ” Un disoccupato del Sud in affitto che riceva il reddito DOVRÀ trasferirsi al Nord per 643 euro netti mese (858 lordi) e dovrà lavorare pagar casa mantenersi con meno del reddito (780). Altra vittoria della #Lega che il #reddito vuol farlo fallire.”.
Insomma, il presunto “reddito di cittadinanza” pare essere il realtà solo un “reddito di sudditanza” ad un mercato del lavoro schiavistico e viste le premesse non può che tradursi, nei fatti, in un #caporalato di stato. Ciò non solo per come è stata concepita la norma ma anche perché tra le promesse elettorali dei 5Stelle disattese c’è la mancata abolizione del jobs act.
Di più, con l’emendamento approvato il governo imbocca la deriva che portò all’esclusione dei bambini di genitori stranieri dalla mensa a Lodi. La commissione Lavoro del Senato ha approvato un emendamento della Lega al decretone che vincola l’accesso alla presentazione di “certificazione” di reddito e patrimonio e del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di provenienza, “tradotta” in italiano e “legalizzata dall’Autorità consolare italiana”.
Il vulnus di Lodi ha fatto scuola ed ora entra di peso in una legge dello Stato in barba all’art. 3 della Costituzione (principio di non discriminazione) introducendo un ostacolo di stampo razzista che ha come fine quello di impedire, di fatto, a tutti i cittadini di origine straniera l’accesso al reddito di cittadinanza.

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