È
nei campi di calcio, in oratorio o in strada, che i bambini italiani
conoscono per la prima volta l’iniquità e l’ingiustizia. Ricordate
quando l’arbitro era il migliore amico del portiere avversario e non vi
fischiava mai un fallo a favore? Sbucciature, sangue, lacrime: nulla
bastava, per lui era sempre tutto regolare. Crescendo poi ci si imbatte
in nuove forme di ingiustizia, come quella a cui stiamo assistendo in
questi giorni sul caso Ema. Nelle nostre menti è ancora fresco il ricordo del sorteggione fantozziano con cui Amsterdam ha visto affidarsi la sede centrale dell’Agenzia Europea del Farmaco
ai danni di Milano. Possiamo facilmente immaginarli, i rappresentanti
olandesi che svengono dall’incredulità per aver ottenuto una vittoria
inaspettata, un po’ come l’ingegner Ugo nell’udire di essere stato
scelto per accompagnare il Duca Conte Semenzara al casinò del
Principato. Tuttavia Milano, imbestialita per le modalità con cui è
stata assunta la decisione, ha deciso di fare ricorso. “Ben fatto!”, direte voi. Peccato si sia messo in mezzo lo zampino della Corte Europea,
che ha affidato il ricorso (guarda caso) ad un giudice olandese. Che è
un po’ come chiedere ai parenti di un ergastolano di decidere delle sue
sorti in sede d’appello. O come chiedere ad un giudice israeliano di
giudicare un ribelle palestinese (no aspettate, questo già accade).
Bisogna però placare i nostri bollenti spiriti
da uomini e donne “latini”. Bisogna reprimere i nostri istinti, le
nostre ire da uomini primitivi. Insomma, dobbiamo fare come i tedeschi,
gli svedesi, i norvegesi e, perché no, anche gli olandesi: popoli saggi,
dove prevale la ragione. Per essere parte integrante dell’Unione
Europea dobbiamo migliorare. Per condividere i valori di civiltà degli Stati del Nord
dobbiamo riconoscere le nostre bassezze, comprenderle, superarle.
Rinunciamo dunque alla litigiosità, all’ottusità, al conflitto. Peace & Love,
diceva qualcun’altro. Bisogna dare un esempio in questo senso, e
bisogna farlo al più presto. Solo così potremo farci perdonare dai
nostri virtuosissimi amici nordici per la nostra inadeguatezza. È quindi
il caso di iniziare fin d’ora, non polemizzando sulla decisione della
Corte Europea.
C’è una vocina che vi dice che tutto ciò è profondamente ingiusto? Sbaglia. Vi sale un moto d’orgoglio patriottico? Reprimetelo.
Vi sentite presi in giro? Sono le vostre manie di persecuzione, tipiche
del popolo italiano. Accettate di buon grado ciò che l’Europa decide,
perché ciò che l’Europa decide è solo per il vostro bene, un bene che
voi, esseri primitivi e (diciamolo) un po’ bifolchi, non potrete mai
capire. Se va tutto bene, da qui a dieci anni mangerete tulipani a colazione.
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