Il suo nome inizia ad andare sulla bocca di tutti nel 1957. Johnson Hinton,
un membro della Nazione Islamica, quel movimento afroamericano creato
nel 1930 con l’obiettivo, forse un po’ estremista, di creare negli Stati Uniti
una nazione nera filo-islamica, è picchiato – riceve diversi colpi alla
testa – e arrestato dalla polizia di New York. Per sua fortuna, però,
un uomo riesce a radunare centinaia di persone davanti alla stazione dei
poliziotti, chiedendo di vederlo e averlo in custodia. Ci riesce, e lo
trasporta in ospedale salvandogli la vita.
L’uomo di cui parliamo è conosciuto all’anagrafe come Malcolm Little, ma tutti lo conoscono come Malcolm X,
uno degli esponenti più importanti del movimento dei diritti civili dei
neri e che, dopo una lunga serie di battaglie, sarà ucciso con 21 colpi
di pistola in un hotel di New York, durante un suo ennesimo comizio. È
il 21 febbraio 1965, 53 anni fa. La sua figura, però, che molti
opponevano a un altro leader dell’epoca, Martin Luther King, fa riflettere e discutere ancora oggi.
Little – che a proposito del suo nome
dirà: “mio padre non conosceva il suo vero cognome. Lo ricevette da suo
nonno che a sua volta lo ricevette da suo nonno che era uno schiavo e
che ricevette il cognome dal suo padrone” – nasce nel 1925 nello stato
del Nebraska e ha un’infanzia molto complicata. Perde il padre a soli
sei anni, mentre la madre viene ricoverata poco tempo dopo in una
clinica psichiatrica. Giovanissimo, è il 1946, Malcolm X è arrestato per alcuni furti in appartamento e condannato a otto anni di reclusione.
Nel carcere di Charlestown, vicino Boston, fa un incontro fondamentale per la sua vita. Conosce la Nazione Islamica
e, dopo essersi avvicinato al gruppo e convertito alla loro versione
dell’Islam – era una setta islamica militante -, trascorre la maggior
parte del tempo in prigione leggendo libri e studiando. Quando esce, è
il 1952, diventa un membro importante dell’organizzazione e uno dei suoi
leader religiosi. Comincia anche il suo impegno militante per i diritti
civili, e decide di cambiare cognome.
Dopo l’episodio del 1957, Malcolm X
inizia davvero a farsi conoscere in modo esponenziale. È invitato molte
volte in radio e in televisione, le sue dichiarazioni occupano
spessissimo le prime pagine dei giornali, e il suo attivismo si fa
sempre più intenso, anche per via dei suoi insegnamenti. È convinto,
infatti, – così come la Nazione Islamica – che all’epoca, ci fosse la
supremazia dei neri sui bianchi, e l’idea che tutti i bianchi fossero
intrinsecamente malvagi, o comunque colpevoli dell’oppressione dei neri.
In uno dei suoi più famosi discorsi, Malcolm X dichiara che i neri degli Stati Uniti dovevano lottare per i loro diritti “con tutti i mezzi necessari”.
Queste sue convinzioni lo portano in molteplici circostanze, ad avere posizioni opposte a quelle di Martin Luther King.
Egli lo definisce uno “strumento” della repressione dei bianchi.
Critica a più riprese le sue teorie sulla non-violenza, sostenendo che
facevano il gioco dell’oppressore e insegnavano ai neri a non reagire. È
anche contrario alla famosissima marcia su Washington del 1963, una
delle più grandi manifestazioni per i diritti civili nella storia degli
Stati Uniti, da lui definita la “farsa su Washington”. E nello stesso
anno, ma a novembre, commentando l’assassinio del presidente John F. Kennedy,
non esita ad affermare che fosse felice dell’accaduto e che la violenza
che i Kennedy non erano riusciti a fermare gli si era “ritorta contro”.
L’anno successivo, il 1964, è un anno cruciale per la sua vita. Interrompe i suoi rapporti con la Nazione Islamica, perché perde fiducia nel suo leader Elijah Muhammad. Forti erano infatti i dissapori tra i due. Inizia ad effettuare numerosi viaggi in giro per il mondo, toccando anche La Mecca,
dove vede pregare insieme musulmani dalla pelle scura e chiara, biondi o
con i capelli neri. In questa circostanza si convince di nuovi modi per
risolvere il problema dei diritti dei neri negli Stati Uniti e comincia
a non considerare più i bianchi come nemici.
Quello di Malcolm X è
perciò un cambiamento radicale, tanto che in un famosissimo discorso,
dirà: “I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti
umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le
nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in
modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo
errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che
alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam
mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata
quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. Da quando alla
Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini
di tutti i tipi – cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e
persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e
comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti – alcuni sono
addirittura degli ‘Zio Tom’! Oggi i miei amici sono neri, marroni,
rossi, gialli e bianchi!”.
Negli Stati Uniti torna nel febbraio
1965, ed è un ritorno drammatico. Il 14 febbraio riesce a sopravvivere a
un attentato dinamitardo, ma esattamente sette giorni dopo, è
assassinato da alcuni membri della Nazione Islamica.
Non ha aveva ancora compiuto 40 anni. Ma ancora oggi i neri d’America si interrogano sulla sua eredità…
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