Un evento gravissimo che dovrebbe
accendere i riflettori sulla questione della sicurezza nel mondo del
lavoro, ma che, magie del Belpaese, viene passato in rassegna come tanti
altri fatti di cronaca dalle testate giornalistiche maggiori. Un eco
superiore hanno invece altro tipo di notizie, negli ultimi mesi tiene
banco soprattutto l’argomento delle molestie sessuali, al quale
quotidianamente media e opinion leader dedicano il loro spazio dallo
scoppio del caso Weinstein.
Da quando è stato scoperchiato il vaso di Pandora delle avances
sessuali nel mondo del Cinema sembra non esistere argomento più
importante al mondo, dando in pasto alle masse un fenomeno vecchio come
il cucco. Nel mondo dell’arte della politica e del lavoro, le donne sono
spesso oggetto di proposte indecenti da parte di impresari, manager,
produttori e altre consimili figure di rilievo di tutti questi ambiti,
ma è tutt’altro che una novità.
Quello che ci si riserva quasi mai di
dire, però è che non sempre la donna è vittima di questo atteggiamento,
alzi la mano chi non conosce qualche arrampicatrice sociale che è
riuscita a sfruttare abilmente la propria avvenenza per fare carriera.
Se Weinstein è andato oltre il limite del consentito, ne pagherà le
conseguenze, sono invece stucchevoli certe denunce (spesso del tutto
mediatiche), che arrivano anni se non decenni dopo la presunta molestia.
Questioni da gente benestante, che
strapperebbero finanche un sorriso se non fosse che la situazione del
lavoro e delle classi medio-basse in Italia è decisamente preoccupante.
Carlo Soricelli dell’“Osservatorio Indipendente morti sul lavoro”
denuncia come dall’inizio dell’anno sarebbero già 30 i morti sul posto
di lavoro, una statistica che l’anno scorso è tornata a mostrare segno
positivo, dopo anni di progressivo ridimensionamento. Nel 2017 il numero
di incidenti mortali rispetto all’anno precedente è aumentato di oltre
il 5%.
Jobs Act e Legge Fornero posso essere
annoverati come i principali responsabili di questa temibile fotografia
della situazione: l’aumento sensibile del limite d’età dei lavoratori e
il licenziamento facile hanno aggravato il numero e l’entità degli
infortuni. Se la media più alta dell’età dei lavoratori spiega
l’incremento degli infortuno, con il Jobs Act si osserva un perverso
meccanismo nel quale il lavoratore è costretto ad accettare mansioni più
pericolose, pressato dal ricatto di poter perdere il posto all’interno
dell’azienda e di ritrovarsi disoccupato in un momento storico dove
l’offerta lavorativa è scarsa.
Da un disastro all’altro
Il sorprendente incidente di Milano
capita a un anno dalla tragedia di Rigopiano, dove il 18 gennaio del
2017 terremoto e maltempo si accanirono con il Centro Italia, provocando
la caduta dell’Hotel/Rifugio di Rigopiano, nel pescarese. In quella
circostanza furono ben 29 le vittime, in uno di quegli episodi che
l’Italia ricorderà a lungo.
La lunga ondata che ha portato da quel
maledetto 24 agosto del 2016 al 26 gennaio del 2017 la piaga del
terremoto sull’Italia centrale, ha mostrato un paese inerme, incapace
programmare e prevenire il proprio futuro e la propria stabilità, come
quella di riprendersi dalle crisi. Dalla scarsa professionalità del
Centro di Coordinamento dei Soccorsi, che ha mostrato l’inadeguatezza
della Protezione Civile (ancora una volta) nel caso di Rigopiano, agli
scandali, quasi telefonati, che sono usciti fuori nella gestione del
post-terremoto nelle zone del reatino e dell’Appennino
umbro-marchigiano.
Stando ai dati raccolti alla fine dello scorso anno
soltanto l’1% delle scuole che erano state previste nella
ricostruzione, sono state ultimate, mentre delle casette previste per
fronteggiare il periodo della ricostruzione ne sono state consegnate
poco meno di un terzo, cifre disastrose alle quali si aggiungono diversi
punti oscuri, come il mistero dei 33 milioni di euro donati dagli italiani alle popolazioni colpite dal sisma, dei quali i comuni coinvolti non hanno visto un centesimo.
Un’Italia ferma al palo
Il quadro di un’Italia ferma al palo e
che annaspa nei suoi problemi oramai cronici è sempre più nitido. Con il
governo Gentiloni nel preciso ruolo di tenere tutto bloccato fino alle
prossime elezioni, sistemando per bene clientelismi e consorterie.
I venti miliardi versati dallo Stato nel
Fondo Atlante, con ben otto miliardi regalati al Monte Paschi di Siena
degli scandali cozzano con il clima di austerity e di scarsi
investimenti compiuti dai governi a partire dal 2011 appoggiati
dall’attuale partito di governo.
Nonostante gli elogi autoreferenziali e i
meriti che si attribuisce il Partito Democratico in questa campagna
elettorale, restano cinque anni di legislatura a maggioranza di
centrosinistra fallimentari sia per i lavoratori che per le stesse
piccole e medie imprese. Un ultimo esempio è il dato dell’ISTAT sulla
pressione fiscale: secondo l’istituto statale la pressione fiscale
sarebbe diminuita del 2% rispetto al 2012. Tuttavia i meriti che si
attribuisce il PD sono fasulli se si considera che la pressione fiscale è
rapportata in base al Prodotto Interno Lordo, che è tornato a crescere
(ma restando sotto i livelli del 2012), e che dal 2013 siano stati
inseriti nel computo del gettito fiscale e del PIL tutto il sommerso
relativo alla criminalità.
Discorso simile e più grave riguarda ancora una volta il lavoro. Secondo i dati diffusi da Istat, Ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal
è il lavoro dipendente a intermittenza a trainare il lavoro, nei quali
sono compresi quei “contratti” che prima della loro abolizione andavano a
voucher. In generale è il lavoro dipendente a tempo determinato a
trainare il settore, soprattutto con l’aumento dei contratti di
somministrazione. Sono rimasti invece quasi invariati i contratti a
tempo indeterminati, mentre sono in calo progressivo i lavoratori
indipendenti. Una carneficina di classe media, relativa alle
professione, settore impiegatizio, e tecnico-specializzato per il quale,
al contrario del PD, c’è poco da gioire.
Anche in questo settore l’anno è
cominciato male come il precedente, con la minaccia di chiusura dello
stabilimento della Embraco (Whirlpool) a Riva di Chieri nel torinese. A
rischio il posto per oltre 500 lavoratori.
Le inutili elezioni del 4 Marzo
Inutile anche sperare che possa cambiare
qualcosa con la tornata elettorale di Marzo, a sette anni dal golpe
montiano l’Italia è ancora commissariata dall’Unione Europea a
conduzione franco-tedesca. Ci ha pensato Moscovici nella giornata di
ieri a spegnere sul nascere ogni velleità di rivalsa sovranista nei
confronti di un’Europa che si pone nei confronti del nostro paese più
come il padrone con lo schiavo che come tra paesi europei, il
Commissario europeo per gli affari economici e monetari ha ricordato
come l’Italia non dovrà in nessun caso sforare il 3%, nonostante diversi
paesi nell’Unione lo facciano impunemente, permettendosi inoltre di
dare indicazioni di voto, o meglio fare ostracismo nei confronti del
5stelle.
L’andazzo del nostro paese rimarrà lo
stesso degli ultimi 7 anni, dove ai proclami dei politici si
contrapporrà la politica reale, quella europea, interessata soltanto a
che l’Italia paghi il suo debito alle banche tedesche e francesi.
Nessuno degli attuali partiti in lizza per i seggi parlamentari sembra
oggi avere voglia o essere in grado di compiere quelle mosse coraggiose
che sarebbero necessarie per uscire definitivamente dalla crisi.
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