La guerra è pace, La libertà è
schiavitù, L’ignoranza è forza». Questi sono i tre slogan che
campeggiano stampati sulla facciata del palazzo di forma piramidale in
cemento bianco in cui si trova la sede del Ministero della Verità
orwelliano: è al suo interno, nell’Archivio, che lavora il protagonista
di 1984, Winston Smith. Il Miniver (in neolingua) si occupa
dell’informazione e della propaganda e ha il compito di produrre tutto
ciò che riguarda l’informazione: promozione e diffusione dei precetti
del partito, editoria, programmi radiotelevisivi, letteratura. Questo
ente si occupa anche della rettifica di questo materiale, in un’opera
capillare e costante di riscrizione delle fonti. Il Miniver, cioè, si
occupa di falsificare l’informazione e la propaganda per rendere il
materiale diffuso conforme alle direttive e all’ideologia del Socing. Il
Grande Fratello, infatti, sottomette le menti dei cittadini tramite il
“controllo della realtà”, ossia il bipensiero e niente deve sfuggire
alle maglie del suo dominio onnipervasivo.
Nella società distopica immaginata da
Orwell, il controllo è totale in quanto i colleghi di Winston si
occupano di falsificare la storia seguendo l’adagio del Partito, «Chi controlla il passato […] controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato».
Le menzogne propinate dai falsificatori vengono imposte dal Partito e
acquisite in modo spontaneo e acritico dalle masse perché «se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera». Questo passaggio di 1984riecheggia il noto adagio di Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich: «Se ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, diventa una realtà». E soprattutto, viene acquisita e introietta come se fosse semprestata vera.
Il “controllo della realtà” e la
falsificazione costante del passato servono a soggiogare il popolo
tenendolo imprigionato in una forma di eterno presente: privo
di memoria storica e senza più la capacità di usare la coscienza
critica, l’uomo comune è costretto a crollare di fronte alla dissonanza
cognitiva che viene indotta dal Grande Fratello, senza nemmeno
accorgersi delle bugie a cui viene bombardato quotidianamente. Dovrà
quindi allinearsi completamente all’Ortodossia, accettare e credere
qualunque menzogna come dogma, anche qualora si dica che 2+2 fa 5. Chi
non lo facesse sarebbe immediatamente accusato di psicoreato. Il potere,
cioè svuota le menti dei cittadini per riempirle con i propri
contenuti, proprio come ripeteva ancora Goebbels «Non basta
sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime […]
Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga».
Tematiche attualissime − come mostro nel mio ultimo libro, Fake
News. Dalla manipolazione dell’opinione pubblica alla post-verità: come
il potere controlla i media e fabbrica l’informazione per ottenere il
consenso (Arianna Editrice) − in un periodo in cui la caccia alle
fake news sta monopolizzando il dibattito pubblico all’interno di una
cornice fintamente democratica e le voci dissonanti sono ancora troppo
poche.
L’attuale diatriba sulla fake news ha
portato alla promozione di un clima di isteria che potremmo definire una
“caccia alle streghe 2.0”. In un pieno rigurgito di maccartismo, dove
al posto dei comunisti oggi vengono perseguitati coloro che non si
allineano al pensiero unico, è in atto una campagna che da un lato
strumentalizza la violenza e il cyberbullismo dei social e dall’altro,
in piena modalità schizoide, fa uso di questi metodi per attaccare,
dileggiare, denigrare e screditare i ricercatori e i giornalisti
“alternativi”. Si è partiti con la graduale costituzione di siti atti
allo smascheramento di bufale per finire ad adottare metodi sempre più
sofisticati per imbavagliare il web (come se le bufale fossero
un’esclusiva della rete e i media mainstream ne fossero immuni!).
Sia i media mainstream, sia i politici
che oggi chiedono misure per la censura del web hanno negli anni
divulgato, e continuano a farlo, innumerevoli panzane, menzogne
deliberate o fake news (si pensi per esempio alle famigerate armi di
distruzione di massa iraquene poi rivelatesi inesistenti) ricorrendo
quindi a sofisticate forme di manipolazione per dirigere il consenso
dell’opinione pubblica. Invece il neo Tribunale dell’Inquisizione si
focalizza soltanto sui contenuti della rete, additando anche gli
argomenti scomodi come bufale.
Secondo i novelli inquisitori, infatti,
fenomeni politici e sociali come Brexit, l’elezione di Trump, la
vittoria del NO alla modifica costituzionale in Italia, ecc. sarebbero
in realtà il frutto “scellerato” della diffusione delle bufale on line
(se non addirittura dovute all’intervento dei famigerati hacker russi).
Per tutelare la “propaganda”, introdurre in modo sempre più strisciante
lo psicoreato e censurare l’opinione pubblica, in Occidente si stanno
quindi introducendo leggi o apparati volti a stanare le bufale e a
oscurarle, con il rischio (o forse dovremmo dire con l’intento
deliberato) di censurare il web e in particolare l’informazione
alternativa.
Anche Facebook, Google e Twitter sono
dovuti correre ai ripari per poter sottostare al volere
dell’establishment. Durante le presidenziali francesi, per esempio,
Facebook ha oscurato 30 mila profili accusati di diffondere fake news o
fare spam, suscitando non poche polemiche. Sempre in Francia, nella
conferenza stampa di inizio anno, Macron ha annunciato un progetto di
legge per combattere le fake news e rafforzare il controllo dei
contenuti su internet in periodo elettorale.
Nemmeno l’Italia sfugge a queste misure
draconiane: da noi il ministero dell’Interno ha attivato un nuovo
servizio a disposizione degli utenti per segnalare fake news, che è
stato presentato a Roma alla presenza del ministro dell’Interno Marco
Minniti, il capo della Polizia Franco Gabrielli e il direttore del
servizio di Polizia postale, Nunzia Ciardi. Una volta ricevute le
segnalazioni, un team dedicato del Cnaipic le verificherà attentamente
attraverso l’impiego di tecniche e software specifici e, in caso di
accertata infondatezza, pubblicherà una smentita. In che modo si
deciderà quali contenuti sono veri e quali falsi? Fino a che punto si
spingerà questo sistema?
L’opinione pubblica sembra passiva di
fronte a questi provvedimenti se non addirittura propensa a legittimare
l’uso della forza, arrivando persino ad accettare di introdurre il reato
di opinione: una forma di psicoreato orwelliano 2.0 secondo cui
verrebbe punita non più l’azione ma la libertà di espressione e ancora
prima di pensiero. Non si potrà più pensare “male” (cioè in modo critico
e indipendente dal pensiero unico): i propri pensieri e le proprie
emozioni dovranno allinearsi al pensiero comune, globale, globalizzato,
politicamente corretto. Sarà semplicemente vietato pensare fuori dal
coro: la mente di tutti noi sarà definitivamente sotto controllo.
Apparentemente, per una “buona” causa.
Nessun commento:
Posta un commento