Martedì
17 dicembre si è svolto il terzo “sciopero inter-categoriale” contro la
riforma pensionistica in due settimane, dopo il primo di giovedì 5
dicembre e il secondo di martedì scorso.
In
queste due settimane sono continuati gli scioperi ad oltranza nel
trasporto ferroviario (la SNCF), nella metro parigina – la RAPT – e
nelle raffinerie petrolifere.
All’inizio
della mattinata di ieri i conducenti delle linee della metro parigina
6, 9 e 3, riunitisi in una assemblea generale a Nation, hanno votato per
lo sciopero ad oltranza almeno fino ad venerdì 20 dicembre, rigettando
di fatto qualsiasi tregua per le feste natalizie.
Ancora ieri è circolato un solo TGV su quattro (alta velocità), e un “transilien” su cinque (trasporto locale della regione parigina)…
Un
terzo dei lavoratori delle ferrovie si è astenuto dal lavoro, con i
settori strategici per il traffico che hanno scioperato in massa: 2/3
dei macchinisti, poco meno del 60% dei controllori.
Nella
metro, solo le linee automatizzate 1 e 14 hanno viaggiato regolarmente,
le altre sono state fortemente perturbate, mentre le due linee della
RER che collegano il centro alla periferia hanno funzionato solo
nell’ora di punta.
Prima
dell’alba sono stati effettuati numerosi blocchi nei 25 depositi di bus
di superficie della rete parigina, con le forze dell’ordine intervenute
per sgomberare ben 9 rimesse, “liberate” entro le sette e mezzo del
mattino, con in alcuni casi cariche ripetuti e fermi.
Blocchi nei depositi dei bus prima dell’alba si sono svolti in differenti città della Francia, così come in “punti strategici”.
Così
come nei precedenti giorni di sciopero “inter-professionale” 7
raffinerie su 8 sono state bloccate; lunedì è stato deposto l’avviso di
sciopero ad oltranza per lo strategico deposito petrolifero del Fos
nella regione marsigliese, con i lavoratori della raffineria ESSO che si
sono espressi per la sciopero. Anche le raffinerie Total La Mède e
Petroineos erano ugualmente bloccate e non è uscita una goccia di
carburante, così come la filiale petrolifera del (GPMM) di Marsiglia,
Fluxel, si è fermata per 24 ore.
Era
stata la combattiva Federazione dei Chimici, all’interno della CGT, la
prima nella Confederazione a propendere con un comunicato del 22 ottobre
di quest’anno per uno sciopero ad oltranza contro il progetto di
riforma pensionistica.
Questo
comparto aveva annunciato già questo fine settimana un indurimento
dello sciopero, mantenendo quindi fede alle promesse: si profila con
ogni probabilità una possibile penuria di carburante per i giorni a
venire.
I
lavoratori dell’energia, anch’essi in sciopero, hanno proceduto a tagli
nell’erogazione della corrente elettrica a Lione (40.000 edifici),
Nizza e nella regione della Gironda (50.000 edifici) ed altrove, –
rivendicati dalla CGT – preoccupando non poco l’Esecutivo.
Lottano
affinché l’elettricità sia considerata un bene comune e non una merce,
contro il progetto di parziale privatizzazione del settore oltre che
contro le pensioni.
Il segretario generale della CGT Philippe Martinez ha dichiarato: può
darsi che ci sia stato qualche taglio involontario ma coloro che sono
stati colpiti sono le imprese del CAC40, ed in alcun caso sono stati
presi di mira i cittadini.
Dopo
le cariche ed il “gasaggio” a questi lavoratori nei corteo sindacale a
Nizza il responsabile della CGT per il settore Energia a livello
regionale – Patrick Santo – ha minacciato di togliere la corrente a metà della città
se non avrebbe ricevuto le scuse dal Prefetto, forse inviperito per via
del fatto che i tagli dell’elettricità hanno colpito anche l’edificio
prefettizio nella città…
Ed
è stato lo stesso segretario della CGT della rete di distribuzione RTE,
gestore della rete elettrica ad alta tensione, Francis Casanova a
dichiarare di prendere questo come primo avvertimento, minacciando tagli più massicci se la riforma non verrà ritirata.
Oltre
a questi settori, sono scesi in sciopero e hanno manifestato, altri due
importanti settori del Pubblico come gli insegnanti e i lavoratori
della Sanità. Quest’ultimi hanno “raddoppiato” la manifestazione, già
prevista prima dell’indizione di questa giornata di lotta sulle
pensioni, per la difesa della Sanità Pubblica per raggiungere poi il
percorso della mobilitazione dell’Intersindacale a Parigi ed in altre
città.
È
la seconda grande mobilitazione dei lavoratori della sanità, dopo
quella massiccia di Novembre nella capitale ed in molte altre città. È
stata l’ennesima tappa di una stagione di lotta che per il personale del
pronto-soccorso dura da più di nove mesi su spinta del coordinamento “inter-urgences”
che ha di fatto dato il là a tutto il comparto, anche nelle forze di
organizzazione che si sono dati questi lavoratori, altamente
insoddisfatti delle misure parziali che l’Esecutivo è stato costretto a
prendere in questi mesi.
Un
recente sondaggio (Kantar) realizzato tutti gli anni dal 2004
dall’Istituto Paul Delouvrier mostra come la sanità pubblica sia
diventata per la prima volta la priorità dei francesi prima del lavoro e
della lotta alla disoccupazione.
Nel
comparto scolastico, lo sciopero – in special modo nel settore
secondario – è stato un successo, ed è stato per la terza volta di fila
maggioritario tra il personale docente di segmento “secondario” con il
65% di adesioni, e circa il 50% di quello “primario” secondo UNES-FSU.
La
riforma pensionistica sarebbe particolarmente penalizzante per il
settore – il calcolo sulla pensione per gli insegnanti viene fatto
attualmente sugli ultimi 6 mesi di carriera per esempio – in un comparto
già fortemente tartassato dalle riforme del ministro Blanquier e che
propende per una trasformazione radicale in senso regressivo della
scuola.
Come
sempre i vigili del fuoco sono tra i più amati tra coloro che
partecipano alle manifestazione, e anche questa volta a Nation a Parigi
hanno “fatto cordone” per impedire le cariche dell’anti-sommossa
francese…
I
partecipanti alle manifestazioni, ben più di 200 in tutta la Francia,
sono stati “al meno” di 615.000 per il Ministero dell’Interno, un
milione ed ottocentomila persone per la CGT, mentre il sito “le nombre jaune” specializzato da tempo nella contabilità delle manifestazioni stima i partecipanti a 1.342.000.
In
generale si può affermare senza possibilità di essere smentiti, che la
mobilitazione è riuscita almeno se non più di quella già inedita e
straordinaria del 5 dicembre.
Nella
mattinata di ieri un sondaggio Harris Interactive per RTL e AEF Info
indicava che il 62% dei francesi sostiene lo sciopero, con un 69% che
sosterebbe la “tregua natalizia”.
I
sindacati all’origine della mobilitazioni contro le pensioni CGT, FO,
FSU, Solidaires e le organizzazione giovanili si sono riuniti ieri sera e
hanno emesso un comunicato molto netto chiamando: l’insieme
del mondo del lavoro e la gioventù a proseguire e rafforzare lo
sciopero, compreso quello ad oltranza là dove i lavoratori lo decidano,
per mantenere ed aumentare il rapporto di forza.
Chiamano a organizzare iniziative di sciopero e manifestazioni ovunque sia possibile, in particolare il 19 dicembre con delle mobilitazioni locali e da qui alla fine dell’anno.
Il testo è intitolato: nessuna tregua fino al ritiro della riforma pensionistica.
Non si potrebbe essere più chiari.
Ad
un governo che continua a “perdere i pezzi” – l’ultimo a dimettersi è
stato proprio il ministro nonché architetto del progetto di riforma
pensionistica Delevoye – ed a ostentare fermezza si contrappone un
movimento inedito che ha con sé la maggioranza dei francesi, ed il
braccio di ferro si sta tramutando in una vera e propria guerra come già
scrivevamo.
Come recitava uno slogan ieri – facendo il verso al celebre motto del Sessantotto parigino: sous le pavé, la plage – sous le sapin, la grève… Letteralmente, sotto l’abete lo sciopero.
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