E’ accaduto tutto in poche ore, via Facebook, con l’annuncio, le smentite e la successiva marcia indietro in rapida successione.
Il premier israeliano, Benjamin
Netanyahu, ha prima annunciato un accordo con l’Alto commissariato per i
rifugiati dell’Onu (Unhcr) per il ricollocamento in alcuni Paesi
occidentali di 16.250 migranti eritrei e sudanesi, di cui 6.000 nel
primo anno, e poi lo ha sospeso dopo le polemiche dell’opposizione in
patria e le critiche all’estero.
“Ho deciso di sospendere l’applicazione
di questo accordo e di ripensarne i termini”, ha dichiarato Netanyahu
sulla sua pagina Facebook.
In nottata il premier aveva scritto
sempre su Facebook di essere sensibile alle reazioni critiche mosse
dagli abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv dove i migranti sono
concentrati. Aggiungendo che avrebbe fatto un sopralluogo.
All’origine della decisione di
Netanyahu, che tanto rumore ha fatto, vi sarebbero le proteste degli
abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv, che da anni chiedono l’espulsione
massiccia dei migranti africani il cui afflusso in Israele dalla
frontiera lungo il Sinai, è iniziato nel 2005.
Netanyahu considera questi richiedenti
asilo eritrei e sudanesi dei migranti economici e aveva offerto loro
3.500 dollari e un biglietto aereo per tornare nel Paese d’origine o
trasferirsi in Ruanda e Uganda. Chi avesse rifiutato, avrebbe rischiato
la detenzione. Una misura osteggiata dalle Ong che aveva spinto il
premier israeliano a giocarsi la carta dell’accordo con l’Onu, facendo
leva sulla cedevolezza di alcuni Paesi europei (e non), Italia in
primis.
Ma le critiche di diversi ministri che
non erano stati informati preventivamente da Netanyahu e le precisazioni
dei paesi menzionati come possibili destinazioni, hanno fatto saltare
l’operazione. Almeno per ora.
Fonti della Farnesina hanno precisato
che “non c’è alcun accordo con l’Italia nell’ambito del patto bilaterale
tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione, in cinque anni, dei
migranti che vanno in Israele dall’Africa e che Israele si è impegnata a
non respingere”.
“Solamente previo accordo con il governo
italiano potrebbero arrivare in Italia alcuni rifugiati provenienti da
Israele solo a titolo di ricongiungimento familiare con parenti che già
vivono qui, si tratta in sostanza di pochissimi e specifici casi”, ha
dichiarato Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per i rifugiati nei paesi
del sud Europa.
Nessun commento:
Posta un commento