mercoledì 4 aprile 2018

Migranti: Israele sospende intesa Onu su espulsioni

E’ accaduto tutto in poche ore, via Facebook, con l’annuncio, le smentite e la successiva marcia indietro in rapida successione.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha prima annunciato un accordo con l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) per il ricollocamento in alcuni Paesi occidentali di 16.250 migranti eritrei e sudanesi, di cui 6.000 nel primo anno, e poi lo ha sospeso dopo le polemiche dell’opposizione in patria e le critiche all’estero.
“Ho deciso di sospendere l’applicazione di questo accordo e di ripensarne i termini”, ha dichiarato Netanyahu sulla sua pagina Facebook.
In nottata il premier aveva scritto sempre su Facebook di essere sensibile alle reazioni critiche mosse dagli abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv dove i migranti sono concentrati. Aggiungendo che avrebbe fatto un sopralluogo.
All’origine della decisione di Netanyahu, che tanto rumore ha fatto, vi sarebbero le proteste degli abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv, che da anni chiedono l’espulsione massiccia dei migranti africani il cui afflusso in Israele dalla frontiera lungo il Sinai, è iniziato nel 2005.
Netanyahu  considera questi richiedenti asilo eritrei e sudanesi dei migranti economici e aveva offerto loro 3.500 dollari e un biglietto aereo per tornare nel Paese d’origine o trasferirsi in Ruanda e Uganda. Chi avesse rifiutato, avrebbe rischiato la detenzione. Una misura osteggiata dalle Ong che aveva spinto il premier israeliano a giocarsi la carta dell’accordo con l’Onu, facendo leva sulla cedevolezza di alcuni Paesi europei (e non), Italia in primis.
Ma le critiche di diversi ministri che non erano stati informati preventivamente da Netanyahu e le precisazioni dei paesi menzionati come possibili destinazioni, hanno fatto saltare l’operazione. Almeno per ora.
Fonti della Farnesina hanno precisato che “non c’è alcun accordo con l’Italia nell’ambito del patto bilaterale tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione, in cinque anni, dei migranti che vanno in Israele dall’Africa e che Israele si è impegnata a non respingere”.
“Solamente previo accordo con il governo italiano potrebbero arrivare in Italia alcuni rifugiati provenienti da Israele solo a titolo di ricongiungimento familiare con parenti che già vivono qui, si tratta in sostanza di pochissimi e specifici casi”, ha dichiarato Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per i rifugiati nei paesi del sud Europa.

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