È record. Neanche Mario Monti era riuscito ad arrivare a tanto. Il governo Gentiloni, dopo la votazione della legge elettorale in Senato, ha raggiunto quota 27 fiducie.
Con una media di quasi 3 questioni di fiducia al mese, Gentiloni e il
suo Governo hanno forzato di continuo i lavori parlamentari legando il
proprio destino al passaggio delle leggi proposte. Non hanno fatto a
meno di utilizzare questo strumento neanche i suoi predecessori, infatti
aggiungendo i governi Letta e Renzi il totale della XVII legislatura
ammonta a 103.
Il dato forse più significativo però riguarda il rapporto fra le leggi approvate e i voti di fiducia. Considerando le 46 leggi pubblicate in gazzetta ufficiale e i 27 voti di fiducia, il rapporto per il governo Gentiloni è attualmente al 58,70%, il dato più alto fra gli ultimi 5 esecutivi. Il tanto odiato Mario Monti ad esempio è arrivato soltanto 45,13%, in confronto il governo tecnico godeva di un consenso più ampio.
Il dato forse più significativo però riguarda il rapporto fra le leggi approvate e i voti di fiducia. Considerando le 46 leggi pubblicate in gazzetta ufficiale e i 27 voti di fiducia, il rapporto per il governo Gentiloni è attualmente al 58,70%, il dato più alto fra gli ultimi 5 esecutivi. Il tanto odiato Mario Monti ad esempio è arrivato soltanto 45,13%, in confronto il governo tecnico godeva di un consenso più ampio.
La questione di fiducia, per i poco avvezzi, è uno strumento che viene utilizzato come extrema ratio, quando vi è la necessità di approvare una legge
e di farlo con una certa celerità, evitando quindi le discussioni
parlamentari. Per essere più chiari, in questo governo la fiducia è
stata posta sul decreto vaccini, sul decreto banche venete, sulla
Milleproroghe, poi sul decreto salva banche e a tante altre leggi
cruciali per la storia legislativa di questo mandato. Non aver discusso
a dovere queste norme significa aver messo da parte l’unico strumento di rappresentanza che posseggono i cittadini, ovvero il Parlamento.
Abolire o ridurre al minimo la discussione parlamentare significa
smettere di rappresentare la base elettorale e quindi annullare lo
stesso significato di democrazia.
Con 8 questioni di fiducia, 3 alla camera e 5 in Senato, il Rosatellum è approvato. Una riforma fatta velocemente, senza pensarci troppo,
con l’unica certezza che il M5s ne uscirà sconfitto e poi, per il
resto, si vedrà. Il rischio, che il Pd non ha calcolato, è che il
Rosatellum bis favorisca nettamente il centrodestra, che addirittura
potrebbe vincere le elezioni. Eppure in uno scenario politico che non
distingue più la destra dalla sinistra, che vinca uno o vinca l’altro,
alla fine è dimostrato che comunque vada, si governerà insieme.
Nessun commento:
Posta un commento