Ora anche la Consob accusa la Banca d’Italia di non aver fatto il suo
lavoro quando si trattava di segnalare irregolarità e problemi in seno
alle banche venete poi fallite e salvate dallo Stato (quindi dai contribuenti) e da Intesa Sanpaolo,
che per una somma simbolica pari a un euro ha rilevato le attività sane
dei due istituti di credito travagliati, affondati da anni di mala
gestione.
Secondo la ricostruzione presentata dal direttore generale Angelo Apponi, la Consob non avrebbe ricevuto alcuna informazione da Bankitalia sulla Banca Popolare di Vicenza, mentre su Veneto Banca l’istituto di Via Nazionale ha indicato all’authority di mercato soltanto il prezzo alto delle azioni per il piano di rafforzamento patrimoniale del 2013.
Mentre Barbagallo aveva fatto sapere in precedenza che c’erano stati dei continui contatti
tra gli organi di vigilanza, Apponi l’ha smentito in toto, spiegando
che ci sono stati pochi scambi di informazione e insufficienti in
particolare rispetto al nodo fondamentale del valore delle azioni in
occasione degli aumenti di capitale delle due banche venete
(sopravvalutate).
Il risultato è stato che i risparmiatori hanno perso più soldi di quelli che sarebbe invece stato se la valutazione fosse stata corretta. La Consob ha fatto la sua prima esamina solo nel 2015: se avesse ricevuto le informazioni del caso da Bankitalia prima, si sarebbe mobilitata – ha spiegato Apponi – ma così, sfortunatamente per i risparmiatori e gli azionisti delle due banche venete – non è stato. Bankitalia aveva invece fatto ispezioni nel 2001, 2008 e 2009. Anche nel 2006, quando la Consob ha chiesto se c’erano anomalie rispetto alle azioni, Bankitalia – secondo la Consob – è rimasta colpevolmente silente.
Davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, presieduta da Pier Ferdinando Casini (nella foto) e dove gli interventi avranno il valore di testimonianza, il direttore generale dell’autorità di controllo dei mercati Apponi ha denunciato la Bankitalia, rea di non segnalare le difficoltà di Veneto Banca quattro anni fa: “nel 2013 su Veneto Banca non indicò problemi“.
Il responsabile della vigilanza di Via nazionale, Carmelo Barbagallo, ha difeso l’operato di Bankitalia, rispondendo per le rime anche a Renato Brunetta, il quale aveva chiesto “se i sistemi di vigilanza non avessero miseramente fallito”. Le crisi bancarie tra il 2013 e il 2015 “emergono perché sono state evidenziate da Banca d’Italia”, ha dichiarato.
Barbagallo ha inoltre ricordato di essere diventato capo della vigilanza nel 2012 e a quel punto ha elencato una serie di interventi effettuati da allora. Nel 2013 vengono commissariate Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti – ricorda Barbagallo – nel 2015 Etruria, nel 2013 a seguito dell’ispezione in Mps c’è un profondo cambiamento nel management e successivamente Carige.
Secondo la ricostruzione presentata dal direttore generale Angelo Apponi, la Consob non avrebbe ricevuto alcuna informazione da Bankitalia sulla Banca Popolare di Vicenza, mentre su Veneto Banca l’istituto di Via Nazionale ha indicato all’authority di mercato soltanto il prezzo alto delle azioni per il piano di rafforzamento patrimoniale del 2013.
Il risultato è stato che i risparmiatori hanno perso più soldi di quelli che sarebbe invece stato se la valutazione fosse stata corretta. La Consob ha fatto la sua prima esamina solo nel 2015: se avesse ricevuto le informazioni del caso da Bankitalia prima, si sarebbe mobilitata – ha spiegato Apponi – ma così, sfortunatamente per i risparmiatori e gli azionisti delle due banche venete – non è stato. Bankitalia aveva invece fatto ispezioni nel 2001, 2008 e 2009. Anche nel 2006, quando la Consob ha chiesto se c’erano anomalie rispetto alle azioni, Bankitalia – secondo la Consob – è rimasta colpevolmente silente.
Davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, presieduta da Pier Ferdinando Casini (nella foto) e dove gli interventi avranno il valore di testimonianza, il direttore generale dell’autorità di controllo dei mercati Apponi ha denunciato la Bankitalia, rea di non segnalare le difficoltà di Veneto Banca quattro anni fa: “nel 2013 su Veneto Banca non indicò problemi“.
Il responsabile della vigilanza di Via nazionale, Carmelo Barbagallo, ha difeso l’operato di Bankitalia, rispondendo per le rime anche a Renato Brunetta, il quale aveva chiesto “se i sistemi di vigilanza non avessero miseramente fallito”. Le crisi bancarie tra il 2013 e il 2015 “emergono perché sono state evidenziate da Banca d’Italia”, ha dichiarato.
Barbagallo ha inoltre ricordato di essere diventato capo della vigilanza nel 2012 e a quel punto ha elencato una serie di interventi effettuati da allora. Nel 2013 vengono commissariate Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti – ricorda Barbagallo – nel 2015 Etruria, nel 2013 a seguito dell’ispezione in Mps c’è un profondo cambiamento nel management e successivamente Carige.
Barbagallo poi aggiunge che “la dimensione del fenomeno” che riguarda le criticità delle banche deve essere “comparata la caduta del Pil in Italia e in altri paesi, gli aiuti di Stato che in Italia sono stati di piccola entità rispetto a paesi come la Germania”. Inoltre “in quei paesi le procedure di recupero crediti sono ben più rapide rispetto all’Italia”.
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