martedì 19 maggio 2015

"No all'Imu agricola".Gli agricoltori di mezza Italia giovedì saranno sotto Montecitorio

I tartassati dell’Imu sui terreni agricoli si ribellano. E sono pronti a calare a Roma per far sentire le loro ragioni. Il 21 saranno sotto Montecitorio per una iniziativa pubblica di grande risonanza. Sono in tanti, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, ed hanno anche l’appoggio di tanti sindaci, i tartassati dal "patto di stabilità".
Insomma, il movimento c’è. Ed hanno una bandiera che a fianco dell’immancabile spiga di grano riporta l’effige della lettera “R”, che sta per “Rispetto”. Rispetto per il loro lavoro, rispetto di quel minimo di legalità che se da una parte viene richiesto sempre ai cittadini, quando entra in ballo l’amministrazione pubblica diventa carta straccia.
La questione non è muova. La norma sull'Imu sui terreni agricoli con l’ultimo “aggiornamento” è diventata un mostro giuridico vero e proprio. Sia perché, come al solito, produce figli e figliastri, introducendo sperequazioni inimmaginabili tra terreni confinanti che per il catasto appartengono a due comuni diversi, dove in uno c’è l’Imu e nell’altro no. Sia perché per come sono messi gli agricoltori oggi la tassa diventa una insopportabile gabella che in molti casi è il viatico per il fallimento. E poi l’immancabile ciliegina sulla torta, la legge è stata ritagliata su numeri, quelli che riguardano i rendimenti, vecchi di almeno trent’anni. Per farvi un esempio pratico, se chi aveva una coltivazione di mandarini trent’anni fa poteva considerarsi un privilegiato oggi è quasi alla fame. Insomma, per sapere di terra bisogna aver visto da vicino almeno un campo di grano. Per uno come Renzi formato negli studi televisivi di Canale 5 è una impresa anche distinguere una pianta di lattuga da un cespo di indivia. L’ex sindaco di Firenze però sembra averlo capito al volo che il testo dell’Imu sui terreni agricoli era, parole sue, “una cazzata”; solo che finora non ha fatto nulla per porvi rimedio. Risultato, a breve ci saranno le scadenze dei pagamenti, gli agricoltori si rifiutano in massa di pagare e quindi, da qui l’appoggio dei sindaci, i comuni non possono chiudere i bilanci. Questa storia è talmente caotica che non sembra, a dire la verità, il frutto di una semplice distrazione.
Gli agricoltori sono a dir poco “biliosi”. Hanno già fatto diverse iniziative soprattutto al Sud. Ma ora puntano dritti a Roma, visto che sono riusciti a concludere un solido accordo con i colleghi del centro-Italia. Tanto che oggi per fare la conferenza stampa corredata dalla proiezione di un video sono stati ospitati nella sala del Carroccio al Campidoglio.
Per adesso i trattori li tengono fermi nel garage, sottolinea Gianni Fabbris (Altragricoltura), uno dei leader di questo movimento che per il momento ha deciso di chiamarsi “Su la testa”, ma sono pronti ad accenderli, come hanno già fatto altre volte.
Allora si trattava della lotta contro le requisizioni delle aziende agricole da parte degli ufficiali giudiziari e dello stato comatoso in cui si trovava, e si trova, l’agricoltura; oggi, l’Imu rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso. Anche perché la crisi morde ancora e il mercato è letteralmente in mano alla speculazione."Le terre svuotate saranno sempre più preda di sciacalli e avventurieri della trivella facile o del business dei rifiuti", scrivono nel loro volantino. La loro piattaforma ha due semplici punti: il ritiro dell'Imu agricola e misure, questa volta da parte delle Regioni, per le aziende in crisi.
All'interno della manifestazione del 21 maggio si terranno a Montecitorio i Consigli Comunali Congiunti di diversi comuni italiani con la partecipazione di molti sindaci e di delegazioni di agricoltori, cittadini e associazioni che, dopo aver ratificato un documento comune sottoposto al governo, "avvieranno una campagna nazionale con gesti anche clamorosi di disobbedienza istituzionale e civile".

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