mercoledì 18 marzo 2015

Concordando il Giubileo

L'Italia spende, Città del Vaticano incassa. Per non parlare dello spartizione di denaro pubblico per le opere mai realizzate dell'analogo evento del 2000.
Ancora una volta papa Francesco e il suo miracoloso "ufficio relazioni con il pubblico", riescono a sorprendere tutti con l'annuncio di un Giubileo straordinario. Mentre la popolazione romana temeva l'invasione dell'Isis e intanto si sorbiva quella di tifosi olandesi di calcio come un male minore, ecco che tutti insieme possiamo festeggiare l'imminente arrivo nella Capitale di giubilanti credenti cattolici da tutto il mondo e in nome della pace.
Ovviamente, allo stesso suono delle campane, gongolano e si sfregano le mani coloro che a quindici anni di distanza dal Giubileo del 2000 saranno chiamati a gestire e a spartire il denaro pubblico, magari anche per completare quelle tante opere, sulle 5000 previste, che non hanno mai visto la luce divina. Per quei lavori, in lire, si stanziarono 2578 miliardi, di cui ben 2208 a vuoto, cioè per opere mai realizzate o portate a termine. Ne tengano conto gli amministratori ordinari e straordinari che verrano unti dall'alto affinché facciano funzionare l'ingranaggio capitolino di trasporti, sanità e accoglienza per i pellegrini, cioè i settori più "eticamente sensibili". E tengano anche in considerazione, prima di spacciare tornaconti celestiali per il Pil italiano che la maggior parte degli introiti, esentasse vivaddio, finirà nelle casse dello Stato della Città del Vaticano.
Sommessamente e laicamente, chi vede il Giubileo anche come una nuova occasione concordataria per paralizzare dibattito ed eventuali conquiste in merito ai diritti civili, può soltanto pregare che tutto questo giro di denaro avvenga nelle più assolute legalità e trasparenza, soprattutto in nome di quei cittadini romani e italiani che vi contribuiranno con un obolo. che non potranno rifiutare

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