Un
povero cittadino, già di suo preoccupato di non perdere il lavoro o di
vedere i figli che finalmente ne trovano uno decente (di “lavoretti” ne
hanno pieni i cabbasisi), avrebbe dovuto commuoversi per la telenovela
Salvini?
Nonostante
la grande collaborazione dei media – soprattutto di quelli che si
dicono (dicono soltanto…) – anti-salviniani, pare proprio di no.
La
sceneggiata è stata disgustosa dall’inizio (il blocco della nave
Gregoretti in mare) fino alla fine (i leghisti che escono dall’aula a
momento del voto, dopo che “il Truce” aveva giurato che li avrebbe fatti
votare a favore dell’autorizzazione a procedere).
Diciamolo subito chiaro: fanno schifo tutti.
Tutti
infatti sapevano – o avevano ampia facoltà di sapere – che questo voto
pro o contro il “mandare Salvini a giudizio” era fuffa completa.
La
richiesta di autorizzazione per l’autorizzazione a procedere contro un
(ex) ministro per reati commessi nell’esercizio della sua funzione è
infatti arrivata dalla Procura di Catania, cui torneranno ora “gli
atti”.
In
teoria, secondo una sentenza della Corte Costituzionale, l’iter
dovrebbe essere quello normale per qualunque altro cittadino: «secondo
le forme ordinarie, vale a dire per impulso del pubblico ministero e
davanti agli ordinari organi giudicanti competenti».
Ma
in pratica non è neanche chiaro quale ufficio del tribunale dovrà
occuparsene. L’iter normale prevederebbe infatti che a istruire il
processo fosse lo stesso collegio che ha richiesto l’autorizzazione a
procedere. Ma il procuratore capo Carmelo Zuccaro, secondo autorevoli
cronisti ben introdotti nei labirinti giudiziari, starebbe pensando di
mandarlo invece davanti a un Gup (giudice dell’udienza preliminare).
In
ogni caso, quello stesso procuratore aveva già espresso il suo parere
sulla vicenda della nave Gregoretti, richiedendo l’archiviazione
dell’indagine perché non ci sarebbe stato alcun reato. Secondo
quell’ufficio, infatti, il periodo di blocco in mare (quattro giorni)
non sarebbe stato “congruo” per giustificare il reato di sequestro di
persona. E già qui ci sarebbe da ridere: se sequestriamo qualcuno per 24
ore allora non c’è reato? Oppure non c’è solo se lo fa – lo ordina – un
ministro?
Il
procuratore Zuccaro, del resto, è anche quello diventato popolarissimo –
a destra – per aver sostenuto qualche tempo fa una tesi piuttosto hard:
“A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti, e so di contatti, un giro di soldi, quello dell’immigrazione che parte dalla Libia che sta fruttando quanto quello della droga”.
Un
procuratore non è però un opinionista, ha il potere di muovere la
polizia giudiziaria per raccogliere prove di quel che dice. Ma non cercò
o trovò nulla.
Al contrario, abbiamo saputo poi, era il governo italiano ad aver stretto accordi con il capo dei trafficanti, che guarda caso era ed è ancora il comandante della cosiddeta “guardia costiera libica” (lato
Tripoli, cioè Al Serraj). Ossia con quel tal “Bija” ricercato dall’Onu
ma che veniva accolto come un ospite gradito in sedi ministeriali e basi
militari italiane in Italia.
A
rigor di logica, insomma, la procura di Catania avrebbe dovuto aprire
indagini contro i ministri che avevano firmato quegli accordi con quella
fazione libica: ossia prima Marco Minniti (Pd) e poi Matteo Salvini
(Lega). Naturalmente non è stato fatto nulla.
A
contestare al “Truce” il sequestro di persona per la nave Gregoretti –
una nave militare italiana, non un “vascello nemico” – era stato infatti
un altro magistrato, della procura di Caltanissetta, la cui indagine
era poi stata assunta “per competenza territoriale” dalla sede di
Catania.
Tutta
questa ricostruzione serve a chiarire un fatto semplice e noto a tutti
gli “addetti ai lavori”: Salvini non “rischia” niente da questa
inchiesta. “L’accusatore” ha già chiesto il proscioglimento e in ogni
caso aveva – incautamente, per un giudice – espresso le stesse
convinzioni (infondate) del poi ministro dell’interno.
Però tutta la popolazione di questo disgraziato Paese è stata intrattenuta per mesi su una telenovela priva di sostanza.
P.s.
Nonostante questo, “il Truce” ha pensato bene di non mantenere la sua
stessa promessa. Invece di farli votare a favore dell’autorizzazione a
procedere, ha spinto i suoi senatori a uscire dall’aula (non potevano
neanche astenersi, perché al Senato, per regolamento, l’astensione vale
come voto contrario; in questo caso all’”ordine del giorno Gasparri” che
consigliava di rigettare l’autorizzazione a procedere).
Questo
è il rapporto di Salvini con le sue stesse promesse. Come dicono negli
Usa: “acquistereste da quest’uomo un’auto usata?”. E se non comprereste
da lui neanche una vecchia auto, come potete pensare di dargli un
qualsiasi potere? E a chi dice di “avversarlo”: non vi vergognate di
utilizzare un tizio del genere presentandolo come un “grandissimo
pericolo”?
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