Il presidente Trump ha di nuovo sabotato i negoziati con la Corea
democratica. Sarà difficile riavviarli. L’atteggiamento che ha mostrato
ne rende improbabile uno qualsiasi. La Corea democratica minacciava di
cancellare il vertice col presidente degli Stati Uniti Trump. I commenti
del Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Bolton
secondo cui il “modello libico” sarebbe stato applicato alla Corea
democratica, sono stati considerati un insulto. La Libia aveva
acquistato alcune attrezzature che potevano essere utilizzate per
avviare l’arricchimento di uranio. Ma non ha mai avuto un programma per
lo sviluppo di armi nucleari, né base industriale ed accademica per
perseguirne uno simile. Per uscire dalle sanzioni, la Libia rinunciò al
poco materiale che aveva. Tutto fu spedito negli Stati Uniti prima che
le sanzioni fossero revocate. Bolton probabilmente si riferiva solo a
questa parte del “modello libico”. Ma c’è anche altro. Pochi anni dopo
che la Libia aveva abbandonato il suo minuscolo materiale nucleare,
Francia, Regno Unito e Stati Uniti (FUKUS) avviarono la guerra per il
cambio di regime contro di essa. Con l’aiuto degli Stati Uniti, Muammar
Gheddafi fu assassinato dagli islamisti e Hillary Clinton persino ci
scherzò. Da allora la Libia è nel caos totale e in una guerra tribale
dalle continue ingerenze straniere. La Corea democratica respinge
naturalmente il modello libico. Si ritiene, giustamente, Stato nucleare a
tutti gli effetti. Richiede negoziati sulla base della parità. Dopo le
minacce nordcoreane di cancellare il vertice, il portavoce della Casa
Bianca ritirava il “modello libico” di Bolton: “Riferendosi al
confronto con la Libia, la segretaria stampa della Casa Bianca Sarah
Sanders ha detto che non l’ha visto “come parte di alcuna discussione,
quindi non so se sia un nostro modello. Non lho visto come specifico, so
che quel commento fu fatto. Non esiste un modello di stampa che possa
funzionare“.
Il treno per il vertice sembrava marciare ancora. Poi Donald Trump lo deragliava di nuovo. Alla conferenza stampa del 17 maggio gli fu chiesto del problema “modello Libia” e, con un commento apparentemente scontato, approfondiva il confronto: “Il modello, se si guarda a quello con Gheddafi, fu la decimazione totale. Siamo andati lì per batterlo. Ora quel modello avrebbe avuto luogo se non avessimo fatto un accordo, molto probabilmente. Ma se facciamo un accordo, penso che Kim Jong-un sarà molto, molto felice“. Si potrebbe chiamare “l’arte della mafia”: “Firmi o ti uccido”. Alcuni media fingono che Trump abbia solo “assicurato” Kim Jong-un. Reuters indicava che Trump cercava di placare Kim su un vertice incerto; il New York Times: Trump e Corea democratica rifiutano il “Modello Libia” di Bolton; Politico: Trump offre assicurazioni a Kim e un avvertimento. La “decimazione totale” sembra più di “un avvertimento”. The Guardian aveva l’approccio più realistico: Minaccia di Donald Trump a Kim Jong-un: fai l’accordo o subisci la stessa sorte di Gheddafi. La minaccia di Trump alla Corea democratica dimostra la giustezza di acquisire armi nucleari e capacità di lanciarle sugli Stati Uniti continentali. Cederle sarebbe un suicidio. Trump aveva anche borbottato che avrebbe dato “forti rassicurazioni” a Corea democratica e Kim Jong-un sulla loro sicurezza se faranno l’accordo. Non spiegava quali sarebbero. Il modo in cui Trump aveva distrutto l’accordo nucleare con l’Iran, attuato con le “forti rassicurazioni” di un presidente degli Stati Uniti e l’appoggio del Consiglio di sicurezza dell’ONU, dimostra che alcuna garanzia degli Stati Uniti è degna della carta su cui è scritta. Quando fu annunciato il vertice, si sapeva che aveva poche possibilità di successo perché c’erano troppi interessati a mantenere il conflitto con la Corea democratica, come John Bolton, i militari statunitensi e il premier giapponese Abe.
La Corea democratica sicuramente risponderà alla minaccia della “decimazione totale” di Trump. Probabilmente uscirà dal vertice previsto per il 12 giugno a Singapore. Potrebbe tornare se la Casa Bianca tornerà sui suoi commenti. La Cina, che spinge Corea democratica e Stati Uniti a un accordo, lascerà che la Casa Bianca sappia cosa fare. Ma credo che il vertice, se avrà luogo, non ha possibilità di successo. Trump non sa nulla dei dettagli politici e tecnici e non ha idea della cultura asiatica. Sbufferà e insulterà il partner dei negoziati. Probabilmente richiederà il totale disarmo nucleare della Corea democratica. Non ci sarà alcun accordo. Solo dopo questo fallimento imparerà che la “decimazione totale” della Corea democratica non è un’opzione che può perseguire.
Il treno per il vertice sembrava marciare ancora. Poi Donald Trump lo deragliava di nuovo. Alla conferenza stampa del 17 maggio gli fu chiesto del problema “modello Libia” e, con un commento apparentemente scontato, approfondiva il confronto: “Il modello, se si guarda a quello con Gheddafi, fu la decimazione totale. Siamo andati lì per batterlo. Ora quel modello avrebbe avuto luogo se non avessimo fatto un accordo, molto probabilmente. Ma se facciamo un accordo, penso che Kim Jong-un sarà molto, molto felice“. Si potrebbe chiamare “l’arte della mafia”: “Firmi o ti uccido”. Alcuni media fingono che Trump abbia solo “assicurato” Kim Jong-un. Reuters indicava che Trump cercava di placare Kim su un vertice incerto; il New York Times: Trump e Corea democratica rifiutano il “Modello Libia” di Bolton; Politico: Trump offre assicurazioni a Kim e un avvertimento. La “decimazione totale” sembra più di “un avvertimento”. The Guardian aveva l’approccio più realistico: Minaccia di Donald Trump a Kim Jong-un: fai l’accordo o subisci la stessa sorte di Gheddafi. La minaccia di Trump alla Corea democratica dimostra la giustezza di acquisire armi nucleari e capacità di lanciarle sugli Stati Uniti continentali. Cederle sarebbe un suicidio. Trump aveva anche borbottato che avrebbe dato “forti rassicurazioni” a Corea democratica e Kim Jong-un sulla loro sicurezza se faranno l’accordo. Non spiegava quali sarebbero. Il modo in cui Trump aveva distrutto l’accordo nucleare con l’Iran, attuato con le “forti rassicurazioni” di un presidente degli Stati Uniti e l’appoggio del Consiglio di sicurezza dell’ONU, dimostra che alcuna garanzia degli Stati Uniti è degna della carta su cui è scritta. Quando fu annunciato il vertice, si sapeva che aveva poche possibilità di successo perché c’erano troppi interessati a mantenere il conflitto con la Corea democratica, come John Bolton, i militari statunitensi e il premier giapponese Abe.
La Corea democratica sicuramente risponderà alla minaccia della “decimazione totale” di Trump. Probabilmente uscirà dal vertice previsto per il 12 giugno a Singapore. Potrebbe tornare se la Casa Bianca tornerà sui suoi commenti. La Cina, che spinge Corea democratica e Stati Uniti a un accordo, lascerà che la Casa Bianca sappia cosa fare. Ma credo che il vertice, se avrà luogo, non ha possibilità di successo. Trump non sa nulla dei dettagli politici e tecnici e non ha idea della cultura asiatica. Sbufferà e insulterà il partner dei negoziati. Probabilmente richiederà il totale disarmo nucleare della Corea democratica. Non ci sarà alcun accordo. Solo dopo questo fallimento imparerà che la “decimazione totale” della Corea democratica non è un’opzione che può perseguire.
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