mercoledì 19 ottobre 2016

Che cosa ha detto in privato Hillary Clinton alla Goldman Sachs

A prima vista le conversazioni di Hillary Clinton con la Goldman Sachs che lei ha rifiutato di mostrarci ma delle quali WikiLeaks dichiara di avere ora presentato i testi, rivelano un’ipocrisia o offese meno sfacciate di quelle dei testi di varie mail anche di recente rivelate. Considerateli però più da vicino.
La Clinton, come tutti sanno, ha detto che crede nel mantenere una posizione pubblica riguardo a ogni problema che differisce dalla sua posizione privata. Che cosa ha fornito alla Goldman Sachs?
Certo, la Clinton professa la sua lealtà agli accordi commerciali con imprese, ma all’epoca delle sue osservazioni, non aveva ancora cominciato (pubblicamente) a sostenere il contrario.
Penso, infatti, che la Clinton mantenga numerose posizioni su vari argomenti e che quelli che ha fornito alla Goldman Sachs fossero in parte sue posizioni pubbliche, in parte sue confidenze ai cospiratori e in parte il suo caso partigiano democratico per una stanza piena di Repubblicani riguardo al motivo per cui dovevano donare di più a lei che al GOP (il Vecchio grande partito, quello Repubblicano, n.d.t.). Questo non è il tipo di discorso che avrebbe fatto ai dirigenti di un sindacato o a professionisti dei diritti umani o ai delegati di Bernie Sanders. Ha una posizione per ogni tipo di ascoltatori.
Nelle trascrizioni dei discorsi dal 4 giugno 2013, del 29 ottobre 2013 e del 19 ottobre 2015, la Clinton sembra che fosse stata pagata a sufficienza per fare qualcosa che nega alla maggior parte degli spettatori. Cioè, ha ricevuto domande riguardo alle quali sembra probabile non sia stata segretamente informata o non sia stata impegnata in negoziati in anticipo. In parte questo sembra sia il caso perché alcune delle domande erano discorsi prolissi, e in parte perché le sue risposte non erano tutte il tipo di banalità senza senso che esprime se le si dà il tempo di prepararsi.
Gran parte del contenuto di questi discorsi ai banchieri statunitensi riguardava la politica estera e praticamente tutto quello che aveva a che vedere con la guerra, la guerra potenziale, e le opportunità per il dominio guidato dalle forze armate di varie regioni del globo. Queste cose sono più interessanti e presentate in maniera meno offensiva in confronto alle banalità sputate” ai dibattiti pubblici presidenziali. Si adatta però anche a un’immagine della politica statunitense che la Clinton avrebbe preferito mantenere privata. Proprio perché nessuno ha pubblicizzato che, come mostrano adesso le mail, i banchieri di Wall Street hanno aiutato a scegliere i membri del gabinetto di Obama, siamo scoraggiati dal pensare che le guerre e le basi militari sono intese come servizi ai signori della finanza. “Rappresento tutti voi,” dice la Clinton ai banchieri in riferimento ai suoi tentativi di fare un incontro in Asia. L’Africa subsahariana ha un grande potenziale per “gli affari e gli imprenditori” degli Stati Uniti, dice, riferendosi al militarismo statunitense là.
Tuttavia, in questi discorsi, la Clinton proietta esattamente quell’approccio, accuratamente oppure no, sul altre nazioni e accusa la Cina proprio del tipo di cosa per cui i suoi critici della “estrema sinistra” l’accusano di continuo, anche se al di fuori della censura dei media corporativi statunitensi. La Cina, dice la Clinton, potrebbe usare l’odio del Giappone come mezzo di distogliere i cinesi da politiche economiche dannose e pericolose. La Cina, dice la Clinton, lotta per mantenere il controllo civile sulle sue forze armate. Mah! In quale altro luogo abbiamo visto questi problemi?
“Circonderemo la Cina con una ‘difesa’ missilistica,” dice la Clinton alla Goldman Sachs. “Porteremo altre navi della nostra flotta in quell’area.”
Per quanto riguarda la Siria, la Clinton dice che è difficile capire chi armare – completamente ignara di qualsiasi opzione diversa da quella di armare qualcuno. E’ difficile, dice, prevedere del tutto che cosa accadrà. E così, il suo consiglio che Hillary “spara” a una stanza piena di banchieri, è di fare la guerra in Siria molto “segretamente”.
Nei dibattiti pubblici, la Clinton richiede una “zona interdetta ai voli” e una “zona interdetta ai bombardamenti” o una “zona sicura” in Siria, da cui organizzare una guerra per rovesciare il governo. In un discorso alla Goldman Sachs, tuttavia, “spara” che creare una zona del genere richiederebbe bombardare zone molto più popolate rispetto a quanto richiesto in Libia. Ammette che “si uccideranno moltissimi siriani”. Cerca anche di distanziarsi dalla proposta riferendosi a “questo intervento del quale le persone parlano così superficialmente” – anche se Hillary, prima e all’epoca di quel discorso, e da allora è stata la persona principale a farlo.
La Clinton chiarisce anche che gli jihadisti siriani vengono finanziati dall’Arabia saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e dal Qatar. Nell’ottobre 2013, dato che il pubblico negli Stati Uniti si era rifiutato di bombardare la Siria, Blankfein ha chiesto se ora il pubblico era contrario agli “interventi” – il che chiaramente veniva inteso come un ostacolo da superare. La Clinton ha detto di non aver paura. “Siamo in un periodo in Siria,” ha detto, “ in cui non hanno smesso di uccidersi a vicenda … e forse si deve soltanto aspettare e osservare.”
Questa è l’opinione di molte persone malintenzionate e di molte benintenzionate che sono state persuase che le uniche due scelte in politica estera sono: bombardare le persone e non fare nulla. Questa è chiaramente l’idea dell’ex Segretario di Stato, le cui posizioni erano più interventiste di quelle della sua controparte al Pentagono. Ricorda anche l’osservazione di Harry Truman che se i tedeschi avessero vinto si sarebbero dovuti aiutare i russi e viceversa, in modo che più perone sarebbero morte. Questo non è esattamente ciò che ha detto qui la Clinton, ma è abbastanza simile, ed è una cosa che non direbbe in una comparsa multimediale non improvvisata e che passa per dibattito. La possibilità del disarmo, di opera di pace non violenta, di un aiuto reale di portata massiccia, e di una diplomazia rispettosa che lasci fuori l’influenza degli Stati Uniti dagli stati risultanti, non è proprio considerato dalla Clinton, indipendentemente da chi ci sia nel suo pubblico.
Riguardo all’Iran, la Clinton ripetutamente promuove false affermazioni sulle armi nucleari e il terrorismo, anche se allo stesso tempo ammette molto più apertamente che siamo abituati al fatto che il leader religioso dell’Iran denunci e si opponga alle armi nucleari. Ammette anche che l’Arabia Saudita stia già “inseguendo” le armi nucleari e che gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto è probabile che faranno la stessa cosa, almeno se l’Iran lo farà. Ammette anche che il governo saudita è lungi dall’essere stabile.
L’Amministratore delegato della Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, a un certo punto chiede alla Clinton come potrebbe andare una buona guerra contro l’Iran – fa capire che un’occupazione (sì, usano quella parola proibita) potrebbe non essere la mossa migliore. La Clinton risponde che l’Iran può proprio essere bombardato. Blankfein, piuttosto sorprendentemente, fa appello alla realtà – qualcosa su cui la Cli parla incessantemente e insopportabilmente a lungo in altri punti durante questi discorsi. Blankfein chiede se abbia mai funzionato ridurre alla sottomissione una popolazione bombardandola. La Clinton ammette che il metodo non ha funzionato ma suggerisce che potrebbe andare bene con gli iraniani perché non sono democratici.
Riguardo all’Egitto, la Clinton esprime chiaramente la sua opposizione al cambiamento popolare.
Di nuovo riguardo alla Cina, la Clinton sostiene di aver detto ai cinesi che gli Stati Uniti potrebbero rivendicare la proprietà dell’intero Pacifico come conseguenza di averlo “liberato.” Continua a sostenere di aver detto loro che “Abbiamo scoperto il Giappone per amore del cielo.” E: “Abbiamo la prova di avere comprato [le Hawaii]”. Davvero? E da chi?
Queste sono cose veramente brutte, per lo meno dannose per la vita umana come le oscenità che arrivano da Donald Trump. E’ tuttavia affascinante che perfino i banchieri ai quali confida la sua smania militarista le facciano le stesse identiche domande che mi fanno i pacifisti alle conferenze: “Il sistema politico degli Stati Uniti è completamente a pezzi?” “Dovremmo rottamarlo e passare a un sistema parlamentare?” Eccetera. In parte la loro preoccupazione è l’ipotetico stallo creato dalle differenze tra i due grossi partiti, mentre la mia preoccupazione più grossa è la distruzione militarizzata delle persone e dell’ambiente che non sembra mai ricevere neanche un leggero rallentamento del traffico al Congresso. Ma se immaginate che tutte le persone che Bernie Sanders condanna per essersi portati a casa tutti i profitti sono soddisfatti dello status quo, riflettete. Ne beneficiano in certi modi, ma non controllano il loro mostro e non li fanno sentire soddisfatti.

Nessun commento:

Posta un commento