mercoledì 27 luglio 2016

Da Charlie a Nizza: un anno di bugie

Il 18 giugno 2015, infatti, è calato il segreto di Stato sulla strage al settimanale satirico. Molti giudici hanno protestato apertamente chiedendo la possibilità di investigare sul passato dei fratelli Kouachi e, soprattutto, su quello di Amedy Coulibaly. Non possono più. Tutto è stato coperto dal segreto di Stato.
Ad agosto 2015,la Voix du Nord, quotidiano di Calais, scopre che Coulibaly, l’attentatore dell’Hyper Cacher, sarebbe riuscito ad ottenere le armi per compiere la strage al supermercato ebraico grazie a Claude Hermant, 52 anni, un passato da paracadutista e da mercenario in Africa. Hermant è stato anche un attivista del Front National. Ma non solo: dal 2013 è l’uomo che si occupa, per i servizi segreti francesi, di investigare sul traffico d’armi che entrano ed escono dalla Francia. Un infiltrato, insomma. Che però, non si sa se per interessi personali oppure per coprire chi lo dirige, fa un gioco che non è chiaro. Interrogato, Hermant dice di non voler fare la fine di Marc Fievet. Una allusione fin troppo chiara – scrive la Voix du Nord – “all’ex ispettore doganale francese arrestato dalle autorità canadesi e abbandonato dai suoi superiori”. Se questa pista dovesse rivelarsi vera, dovremmo supporre che, seppur indirettamente, il governo francese ha armato le mani di chi poi ha colpito Parigi. Ma sul traffico di armi che ha permesso la carneficina al settimanale satirico non si potrà più investigare. Segreto di Stato.
Nel luglio del 2016 si è registrato – quasi in concomitanza con la strage di Nizza – l’ennesimo scivolone del governo Valls. La polizia avrebbe taciuto – non si sa ancora su ordine di chi – sui crimini degli attentatori al teatro Bataclan (13 novembre 2015). La notizia viene data dal Daily Mail del 16 luglio 2016, quindi otto mesi dopo la strage in cui è morta la nostra connazionale Valeria Solesin. Il quotidiano inglese pubblica parte del rapporto della Commission Fenech-Pietrasanta, ovvero l’organo parlamentare competente in materia di terrorismo islamico e prevenzione di nuovi attacchi.
Sono pagine durissime in cui si parla apertamente di “torture abominevoli” compiute dai terroristi. Non solo: vengono anche mostrati gli errori compiuti dall’intelligence francese, completamente impreparata davanti ad un attacco simile.
Come riporta il Daily Mail, un poliziotto della brigade anti-criminalité (Bac), intervenuto sul luogo del massacro, ha raccontato: “Dopo la strage ero al passage Saint-Pierre-Amelot (nei pressi del teatro NdA) con i colleghi quando ho visto uno di loro piangere e vomitare, mi ha raccontato quello che aveva visto al secondo piano del Bataclan”.
E cosa aveva visto quel poliziotto? I segni di tortura avvenuti al secondo piano del teatro, dove i terroristi avrebbero decapitato e sventrato a proprio piacimento i malcapitati. Il padre di una delle vittime, chiamato a riconoscere il cadavere del figlio, ha affermato di aver fatto fatica a riconoscerlo perché “gli hanno perforato l’occhio destro e rimosso mezzo volto”. Di tutto questo non si è parlato per otto mesi. Tutto insabbiato, ancora una volta.

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