mercoledì 29 giugno 2016

Un pianeta che ha sete: la guerra per l'acqua

Il panorama che si scorge all’orizzonte è certamente incerto ed inquietante. Gli esperti nel tema affermano che tra gli anni 2025 e 2030 la scarsità dell'acqua sarà un problema insostenibile se non si prendono sul serio tutte le previsioni inquietanti e si mettono in atto iniziative mirate a risolvere questa problematica che mette a rischio l’esistenza e l’evoluzione stessa dell'essere umano. I modelli che analizzano gli effetti del cambiamento climatico calcolano che nel 2050 la domanda di acqua per coprire le necessità di nove miliardi di abitanti nel mondo sarà di circa 4.900 km. cubi di acqua, invece dei 3.350 km. cubi che coprono le nostre necessità attuali, e se non si intraprendono delle iniziative che mirino ad una riduzione del consumo, l’abbinamento di cambio climatico e crescita demografica daranno origine ad una scarsità generalizzata. Difatti, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP in inglese) ha identificato i due problemi più angoscianti del nuovo millennio: la scarsità idrica ed il riscaldamento globale.
L'acqua si erge come motivo di fondamentale importanza nella conflittualità sociale e politica tra comunità di questo secolo; diversi studi indicano che da oltre un decennio il pianeta si incammina verso la scarsità idrica, al punto che, nel 2025, la domanda sarà, almeno, un 50% superiore alla capacità reale di somministrazione. Di conseguenza, quelle nazioni che dispongono di riserve importanti saranno oggetto di enormi pressioni e di saccheggi violenti, così come succede adesso con le risorse energetiche.
In questo stato di cose si inserisce anche il forte dissenso esistente tra chi sostiene che l'acqua deve essere considerata un bene sociale, strettamente legata al diritto alla vita, e chi invece la considera un bene commerciabile come qualsiasi altro, così come avviene attualmente con il grano e le leguminose.
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È la confluenza di diversi fattori ad aggravare ulteriormente la condizione di stress idrico:
1. Educazione: l'acqua potabile è una risorsa apparentemente abbondante, il che ha fatto sì che in molti posti del mondo sia considerato inesauribile ed economico, una visione questa che impedisce di valorizzarla nella sua giusta dimensione.
2. Qualità: oltre 2, 4 miliardi di esseri umani, distribuiti in 31 paesi, hanno accesso in qualche modo all’acqua, ma senza che compia le specifiche norme di risanamento. Alcuni dati attuali che fanno riflettere: su quattro persone, una non ha accesso all’acqua potabile; ogni otto secondi muore un bambino nel mondo per aver bevuto acqua inquinata; più di cinque milioni di persone muoiono ogni anno per l’utilizzo di acque inquinate.
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3. Gestione e distribuzione: la maggior parte dell'acqua dolce è utilizzata in agricoltura e oltre il 60% si perde nei sistemi di irrigazione a causa dell'inefficienza dei metodi; inoltre oltre la metà dell'acqua potabile nei paesi in via di sviluppo si perde nelle reti di distribuzione.
4. Illegalità: nel 60% sopra menzionato si inserisce il furto per allacciamenti illegali e perdite per vandalismo.
5. Infrastrutture: la costruzione dei sistemi idraulici richiesti per soddisfare la richiesta dei differenti settori (agricolo, industriale, domestico e servizi vari, compresa la distribuzione di corrente elettrica), è insufficiente e mal pianificata, a ciò si aggiungono gli sprechi e l’evaporazione di oltre il 70% dell'acqua che potrebbe essere raccolta nella stagione delle piogge.
6. Sociale: in funzione della crescita della popolazione, c’è comunque un consumo eccessivo di acqua. Dalle informazioni che abbiamo il consumo globale di acqua dolce è aumentato di sei volte, mentre la popolazione lo ha fatto solo nell'ordine di tre.
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7. Politico: un fattore di forte squilibrio è il fatto che le persone con minori entrate sono quelle che pagano di più per il servizio, mentre ne hanno minore disponibilità. Negli ultimi tempi, grandi corporazioni sono riuscite ad avere il controllo dell'acqua in molte regioni del pianeta ed è fattibile che non sia lontano il giorno in cui poche aziende avranno il controllo del 75% di questa risorsa vitale. I governi devono essere fedeli al principio di tutela della gestione di questo bene naturale, e non cedere nemmeno di fronte al pretesto di un miglioramento nella somministrazione del servizio.
8. Prepotenza e corruzione: la maggior parte delle aziende nei paesi in via di sviluppo versano le loro acque reflue senza previo trattamento direttamente nei bacini più immediati, senza un minimo grado di coscienza, inquinando fiumi, laghi, lagune, coste e, quindi, le falde acquifere, che vengono contaminate per effetto di lisciviazione ed altri fenomeni associati. I governi non intervengono ufficialmente e spesso si limitano ad applicare le proprie normative per versamento di agenti contaminanti.
Il Nuovo Ordine Mondiale non garantisce la distribuzione equa di questa risorsa naturale, né il rispetto delle fonti naturali di acqua dolce esistenti, contribuendo a creare un panorama ancora più desolante. È per questo motivo che i governi di tutti i paesi del mondo devono prendere decisioni concordate, intelligenti e giuste, partendo dal presupposto di base che questa risorsa è un bene sociale e un indiscutibile diritto per la vita, e in questo modo allontanare lo spettro terrificante di un prossimo conflitto mondiale.

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