sabato 19 dicembre 2015

La stampa italiana non è credibile nel ruolo di “cane da guardia del potere”

«Le domande a cui la Boschi deve rispondere». «Le domande a cui la Boschi non ha risposto». «La Boschi risponda». «I punti su cui la Boschi non può tacere»…
A leggere i giornali di questi giorni, sembra che il nostro sia improvvisamente diventato il paese con la stampa più libera e agguerrita del mondo. Opinionisti e direttori azzannano il potere come feroci mastini napoletani, e non lo mollano finchè non lo hanno depurato di tutte le sue nefandezze. Ne sono felice, perbacco! E come potrei non esserlo, io che mi sono innamorato del mestiere di giornalista dopo aver visto “Tutti gli uomini del presidente” (con Robert Redford e Dustin Hoffman nei panni dei due “cani da guardia” del Washington Post che smascherarono i maneggi di Richard Nixon nel Watergate) e che sono cresciuto con l’idea romantica del giornalismo d’assalto? Salvo poi sbattere il muso contro la realtà e accorgermi che il mondo dell’informazione è tutt’altro che illibato.
Ecco, è proprio questo il punto a cui volevo arrivare. E’ possibile che la Boschi sia la mente più diabolica della storia del crimine, e compito di giornali davvero liberi è quello di metterla sotto torchio. Ma il nostro sistema dell’informazione è credibile nel ruolo di “cane da guardia” del potere, dopo che per oltre un secolo è stato condizionato dalla macchina di propaganda occulta dei servizi segreti di una potenza straniera, che lo ha spesso usato in funzione dei propri interessi politico-economici, contro quelli dell’Italia? Dopo aver a lungo lavorato con Mario Josè Cereghino sui documenti d’archivio britannici (e averli pubblicati in un libro) la mia risposta è: NO! Ed è un no ancora più tondo se confronto il chiasso assordante su responsabilità al momento del tutto ipotetiche della ‪#‎Boschi‬ con il silenzio di direttori e opinionisti sull’inoppugnabile certezza dei documenti inglesi.

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