lunedì 26 ottobre 2015

Come gli Stati Uniti usano gli estremisti

Sono sorti molti dubbi, domande, dilemmi, riguardo alla condotta contraddittoria dell’Occidente quando si occupa di movimenti estremisti. L’Occidente ha sfruttato questi movimenti in Afghanistan alla fine degli anni ’70, li ha contrastati nella Penisola Araba negli anni ’90, e poi ha dato il via a una guerra contro di loro in Afghanistan nel 2001, e in Iraq dopo l’invasione del 2003. Nel 2011, però, l’Occidente è tornato a trarre vantaggio da questi gruppi estremisti e attualmente ci troviamo di fronte ad una connessione occidentale piuttosto vaga con l’ISIS.
Il motivo che sta dietro ai dubbi e ai punti di vista diversi, è che le analisi sono basate su paradigmi mentali relativamente rigidi che non riescono a procedere in conformità
con la flessibilità e la segmentazione pragmatica della mentalità da cowboy. D’altra parte, in molti casi l’ allineamento dei gruppi estremisti con l’Occidente, ha indotto le potenze che sono contrarie a questi gruppi ad accusarli di condotta sleale.
Questo è corretto, ma si ottiene tramite lo schema occidentale di controllo indiretto di questi gruppi. Tale controllo è dovuto al disordine ideologico e strategico di cui essi soffrono, e all’atteggiamento di disapprovazione che mantengono coloro che fanno parte della loro infrastruttura, di un ambiente di supporto e delle loro forze che si mobilitano, verso qualsiasi collegamento con gli Stati Uniti – non parliamo poi di una completa alleanza con l’America. Questo è ciò che indicano le variabilità delle relazioni dal 1979 fino a questi giorni.
Un altro fattore che ha fatto disdegnare questi dubbi è la veemente autodifesa che i “takfiri” dimostrano quando vengono accusati di avere rapporti con gli Stati Uniti o con qualsiasi nazione che si conformi all’America o che ruoti attorno ad essa.
L’esame del percorso di questo movimento porta a un modello specifico che fa vedere come il rapporto con l’Isis sia controllato dalle potenze occidentali con a capo gli Stati Uniti. Questo modello comprende tre aspetti:
1) Commissione 2) Indirizzare 3) Limitare
Ognuno di questi aspetti forma un insieme di strumenti che gli Stati Uniti scelgono a seconda del periodo e della condizione che ritengono appropriata. Non necessariamente traggono vantaggio da tutti questi aspetti in modo simultaneo.
1) Commissione
Questa politica dipende dalla valutazione di quale area geografica sia la più adatta al movimento di gruppi estremisti, ma a condizione che questi movimenti non pongano una minaccia per gli interessi americani e che forniscano anche un vantaggio strategico. Questa politica è realizzata secondo le circostanze e tramite certi mezzi che vengono scelti in base al tempo e luogo. Ecco cinque mezzi essenziali.
1) Controllare i domini geografici: indebolire il controllo di un paese nella regione di riferimento con trambusti, tumulto politico, accordo politico, e insurrezioni nazionali, come è successo in Siria nel 2011, e a Mosul (Iraq) nel 2014.
2) Assicurarsi le strade per la logistica: assicurarsi le strade affinché gli estremisti raggiungano le regioni-obiettivo sia per terra, per mare, per aria. Forniscono anche visti e anche mezzi di trasporto per raggiungere l’area di conflitto. Hanno usato l’Egitto, il Pakistan e lo Yemen come transiti durante la guerra in Afghanistan nel 1979, e la Turchia e la Giordania durante la Guerra alla Siria nel 2011.
3) Permettere aiuto finanziario e per gli armamenti; dare l’approvazione alle potenze loro alleate che desiderano appoggiare i gruppi estremisti con denaro e armi sia direttamente che indirettamente (tramite alcune istituzioni e commercianti di armi).
La distribuzione e l’organizzazione dell’aiuto finanziario è fatto in modo che venga svolto in base al tempo che assicuri l’imposizione di una linea strategica per i gruppi estremisti.
Gli Stati Uniti potrebbero anche ricorrere al rifornimento diretto di armi in casi di eccezioni tattiche, come il lancio dagli aerei di armi ed equipaggiamento per i combattenti dell’Isis a Kobane, fatto più di cinque volte, e presentare questa azione come “un errore”.
4) Trasporto: espellere gli estremisti dai paesi che sono danneggiati dalla loro esperienza o dai paesi che desiderano trarre vantaggio da loro.
5) Facilitare l’opera dei predicatori: permettere ai predicatori estremisti di adempiere alla loro attività di diffondere l’ideologia estremista e di mobilitare i “takfiri” nelle zone di trasferimento, alla partenza e all’arrivo. Ai predicatori estremisti viene anche permesso di diffondere le loro opinioni sulle stazioni della televisione satellitare e media differenti.
2) Indirizzare
Questa politica si basa sui tentativi da fare con i media, per la mobilitazione, e nel campo di azione per dirigere la priorità strategica dei gruppi estremisti verso il movimento in una sfera soltanto, per mirare a un nemico specifico o anche per cambiare il corso strategico e tattico in una certa fase. Tutto questo è fatto secondo le circostanze, le necessità e la capacità.
Gli Stati Uniti sono molto attivi in questo dominio con l’aiuto dei loro alleati regionali e internazionali. Raggiunge il suo scopo per mezzo di nove mezzi principali.
1)Specificare il “nemico preferibile”: gli Stati Uniti hanno creato delle “stelle” nell’ambiente dei “takfiri” per i loro propri scopi e interessi. Mettono in luce i comandanti o opportune fazioni estremiste, inserendole nella lista dei terroristi. Li mettono al centro dell’attenzione sui media e li scelgono in modo tale che la loro importanza sulla scena politica porta a successi politici regionali e internazionali. Per esempio, all’inizio della guerra al’Iraq, Colin Powell, proclamò che il nemico degli Stati Uniti era al-Zarqawi (terrorista internazionale giordano). La macchina dei media statunitensi lo mise sotto i riflettori in modo che divenne un personaggio preminente sulla scena e che il conflitto si spostò considerevolmente verso una lotta irachena interna.
Questo è ciò che ha fatto Israele pochi mesi fa quando ha imposto a Jabhat Nusra di assegnare a certi comandanti incarica il controllo delle posizioni lungo le Alture del Golan che erano sotto minaccia di intervento militare.
2) Assassinare i comandanti: prendere di mira i leader estremisti che costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale americana o occidentale, o leader la cui influenza nella regione influisca negativamente sullo schema di indirizzare e sfruttare. Per esempio, l’uccisione di Osama bin Laden, di Ayman Al-‘Awlaqi, e della maggior parte dei comandanti di al-Qaida in Yemen.
3) Media arabi e internazionali: comunicare concetti ideologici e provocatori che esacerbano i gruppi estremisti e li esortano a dirigersi verso una certa regione presa come obiettivo per combattere la parte che l’America sceglie.
4) Gli ecclesiastici dell’Arabia Saudita: l’istituzione religiosa arabo saudita riveste un ruolo fondamentale distribuendo ordini che dichiarano la jihad in una regione presa come obiettivo.
5) Violazioni della sicurezza: reclutare, mandare uomini occidentali ”islamizzati” a combattere, il ruolo dei servizi segreti arabi, detenzione, attrarre un ambiente solidale che è scontento della condotta degli estremisti. Le prigioni hanno un ruolo fondamentale nel reclutare i comandanti e figure preminenti in modo esplicito o indiretto.
6) Assumere il comando dei conflitti; gestire la crisi nella regione obiettivo in un modo che ottenga gli scopi degli Stati Uniti, e conservi il potere estremista controllabile e sfruttabile per mezzo di operazioni sospette e di modi diversi usatti per indirizzare.
7) Provocare un adeguato ambiente di lotta; creare uno scenario di conflitto in cui le forze riunite dei gruppi estremisti sono presentate come gli obiettivi, gli oppressi, e coloro che sono stati invasi – come nel caso dell’Afghanistan e della Siria.
8) Dividere le fazioni dei “takfiri”. Creare conflitti, scontri tattici nel campo di combattimento, e produrre una serie molteplice di obiettivi e di priorità con mezzi diversi per impedire la formazione di un potere unificato – come nel caso dello scontro tra Isis e Jabhat al-Nusra in Siria.
9) Teorizzazione strategica: presentare piani strategici onnicomprensivi che rappresentano l’interesse dello schema estremista nello spazio geografico preso come obiettivo. I servizi di sicurezza si infiltrano nel mondo virtuale della jihad Salafita e creano i loro propri siti salafiti, e in alcuni casi hanno il vantaggio di poter reclutare alcuni ideologi con la coercizione o con strumenti persuasivi in prigioni segrete; quegli ideologi sono in grado di far spostare il paradigma quando è necessario.
3) Limitare
Le fazioni dei takfiri lottano per mantenere i loro piano di azione – malgrado la grande influenza degli Stati Uniti e dei loro agenti – per mantenere il loro rango tra le forze che si arruolano e le autorità politiche. E’ necessario che le potenze occidentali frenino i gruppi takfiri per impedire loro che superino i limiti strategici o militari e lo realizzano questo con la forza o il controllo delle loro entrate.
La regolamentazione è basata su sei mezzi essenziali:
1) Confronto Diretto: condurre operazioni militari dirette per attaccare le forze importanti dei takfiri o quelle che costituiscono una minaccia, come, per esempio, nel caso dell’Afghanistan nel 2001.
2) Limitare l’aiuto finanziario e gli armamenti; monitorare il flusso di denaro e di armi, la loro quantità, il tipo e la tempistica. Decretano anche i limiti che impediscono ai takfiri di diventare una minaccia e allo stesso tempo permettono loro di agire in un modo che sia di beneficio agli Stati Uniti, come nel caso della Siria fin dal 2011.
3) Controllo geografico. Quando è necessario, le forze armate degli Stati Uniti o i loro alleati sparano alle posizioni dove i takfiri costituiscono una minaccia presente o futura, come hanno fatto le forze della coalizione quando i combattenti dell’Isis sono entrati a Irbil.
4) Fornire un sostituto geografico. Se i gruppi takfiri aumentano di numero o se diventa difficile controllarli o controllare le loro azioni, vene fornito un nuovo campo di battaglia che costituisce uno sfogo per il loro fervore emotivo e militare. L’esempio più notevole è stato quello di aver permesso alle forze dell’Isis di impegnarsi nei combattimenti a Mosul.
5) Muoversi tra i media. Le provocazioni ai media contribuiscono a mantenere il fervore militare e politico per ottenere lo scopo proposto e specificato in precedenza. Diventa quindi difficile per i capi delle fazioni dei takfiri rigirarsi in queste manovre di raggio intermedio.
6) Assassinare i comandanti. Questo è stato già spiegato tra i succitati mezzi per indirizzare. L’esempio migliore di ricorso a questa linea di azione durante le operazioni di controllo, è l’assassinio di Al-Zarqawi (terrorista internazionale giordano) quando gli Stati Uniti divennero sospettosi che avesse promesso lealtà a bin Laden e che avesse ripristinato la lotta contro l’America come sua principale priorità.
Esemplificazione
L’uso di questi mezzi è stato realizzato in circostanze diverse e nel corso degli avvenimenti. Nel 1979 in Afghanistan, gli Stati Uniti avevano precedentemente progettato il corso degli eventi. Il Consigliere del presidente Carter per la Sicurezza Nazionale, Zbigniew Brzezinski, aveva formulato in piano per portare gli islamisti in Afghanistan per attirare i Sovietici e innescare una lotta completa e a lungo termine tra di loro.
Il secondo esempio si è avuto dopo l’11 settembre, quando gli Stati Uniti ricorsero a mezzi di controllo nei confronti dei gruppi takfiri che avevano lasciato l’Afghanistan in cerca di uno spazio di movimento. Ne seguì uno scontro di interessi che portò alla guerra in Afghanistan nel 2001 e all’operazione di completo controllo della sicurezza in Arabia Saudita. Successivamente, il fervore di questi gruppi takfiri fu diretto verso l’Iraq nel 2003 in nome della lotta all’America, per essere poi guidato verso la lotta interna.
Dopo di ciò, iniziò la grande operazione di coinvolgimento in Siria che sta ancora continuando. Le fazioni dei takfiri avevano immaginato con la loro consapevolezza e comprensione della politica, un’ impresa in quel paese. Uno dei risultati di questa operazione fu la nascita dell’Isis il cui tentativo militare era stato diretto ancora una volta verso l’Iraq – con limitati interessi reciproci in cui gli Stati Uniti non avevano permesso di attraversare la loro sfera specifica. Ora l’Isis si dirige a prendere di mira l’Arabia Saudita che ha indotto la coalizione ad attaccarlo.
L’arte del possibile
Gli Stati Uniti, i loro alleati, e i loro sostenitori nella regione hanno adottato questa politica a tre dimensioni. Questo è dovuto alla profonda ostilità che le nazioni araba e islamica hanno verso l’America, all’incapacità dell’esercito statunitense di impegnarsi sul campo di battaglia, per ragioni militari ed economiche, e alla costante crescita di potenze che si oppongono all’America e a Israele. E’ sorta quindi la necessità di eserciti sostitutivi per adempiere a missioni strategiche e tattiche.
La seconda ragione è la difficoltà di impegnarsi in un combattimento diretto con i gruppi takfiri che Bin Laden era riuscito temporaneamente a spingere a combattere il nemico lontano, alla fine degli anni ’90 e nel nuovo millennio, e la necessità sorta dopo l’11 settembre di ridare a questi gruppi la loro ideologia preferita: avere come obiettivo il nemico vicino e i nemici regionali.
Terza ragione: le potenze occidentali per la maggior parte del tempo avevano necessità di una scusa per l’intervento militare. Avevano anche bisogno di firmare accordi a lungo termine (per la sicurezza, l’economia..) con i terroristi takfiri. Questo è il motivo per cui le potenze hanno messo in grado i takfiri di esserci – allo scopo di giustificare il loro intervento, come nel caso dell’Iraq nel 2003.
Quarta, la necessità dell’America e dei paesi occidentali di importare i singoli takfiri che sono attivi sul loro suolo e liberarsi di loro.
Gli alleati regionali hanno altre preoccupazioni, la più importane delle quali è far sfogare la pressione interna che presentano questi movimenti takfiri di tipo rivoluzionario, e di risolvere i problemi di legge quando ci si occupa dei gruppi takfiri che diminuiscono i loro discorsi di scomunica contro certi regimi quando trovano un appropriato campo d’azione all’estero.
A un altro livello, i paesi arabi e islamici, hanno necessità di liberarsi delle strutture organizzative dei takfiri oppure di indebolirle in più possibile spingendoli verso zone di conflitto e di agguati strategici, come aveva fatto l’Arabia Saudita nel 2003 quando importò il suo dilemma con al-Qaida in Iraq e si liberò di quella grande dilemma. Il motivo finale per cui i paesi che sono coinvolti nella strategia del controllo indiretto ha a che fare con l’aspetto regionale; usano i gruppi takfiri per raggiungere obiettivi politici nella regione, come nel caso della Siria nel 2011.
La natura dei gruppi tkfiri è il motivo per cui questi hanno la tendenza a subire questa strategia. Sono ostili e scomunicano tutti, lo fanno anche tra di loro. Tendono quindi a farsi indirizzare in qualsiasi direzione possibile. A causa delle differenze intellettuali e legali esistenti tra i gruppi takfiri, e a causa della mancanza di un comando e di una strategia unificate, hanno la tendenza a essere infiltrati e a venire guidati in direzioni diverse. Sono anche molto vulnerabili riguardo alla sicurezza e questo ha facilitato gli sforzi di reclutare agenti segreti e di infiltrare dai servizi segreti.
Devono anche affrontare un importante problema, gli aiuti finanziari: manca loro un paese islamico indipendente che li fornisca del denaro di cui hanno bisogno. Questo è il motivo per cui dipendono da paesi che obbediscono esclusivamente agli Stati Uniti, come: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Pakistan. D’altra parte, a causa della pressione politica e per la sicurezza esercitata sui gruppi takfiri, di solito sono in cerca di qualsiasi sbocco disponibile, specialmente perché i loro discorsi contengono obiettivi molto ambiziosi a paragone della loro abilità e del limitato raggio di azione.
Linee di azione e risultati
I principali casi in questa strategia sono: l’Afghanistan nel 1979, l’Iraq nel 2003 e la Siria nel 2011. Questi casi ingenerale sono riusciti a raggiungere il loro principale obiettivo che è la trasformazione maggiore possibile della minaccia che i movimenti takfiri pongono, in un’occasione, e di avvantaggiarsi della loro natura assetata di sangue e distruttiva a beneficio delle imprese strategiche degli Stati Uniti. Hanno avuto successo in Afghanistan, da dove sono andati via i Russi, e hanno avuto successo nel suscitare i disordini settari ed etnici in Iraq nel 2003. Attualmente gli Stati Uniti hanno tratto vantaggio da questi gruppi tafkiri in Siria tramite la distruzione di una grande quantità di infrastrutture di quel paese che è fondamentale nella lealtà della resistenza. Israele ha tratto vantaggi dalla creazione di una linea di blocco sul confine delle alture del Golan, formata dalle forze di Jabhat Nusra. Oggi, in Iraq l’Isis rappresenta un caso di cui aspettiamo di scoprire gli esiti e le linee strategiche.
Nel lungo termine, questa strategia è riuscita a spostare lo sforzo militare dei gruppi takfiri lontano dal prendere di mira direttamente l’Occidente. In Afghanistan, il nemico era l’Unione Sovietica e nel periodo successivo, il mirare agli interessi americani è cominciato l’11 settembre. La guida e il controllo indiretto hanno avuto successo in Iraq nel rendere gli interessi americani una priorità secondaria per i gruppi takfiri, in opposizione alla priorità di prendere di mira altre potenze regionali. In quanto alla Siria, gli interessi americani si allontanarono completamente dagli attacchi takfiri, e l’Isis ha quasi completamente eliminato i tentativi di prendere di mira gli interessi americani. La principale preoccupazione è diventata la regione geografica – per installare lo stato dell’Isis, espanderlo e conservare le sue terre.
I risultati profondi e strutturali dimostrano che l’America è stata in grado di impedire ai takfiri di essere attivi in regioni dove pongono una minaccia agli interessi americani. Come conseguenza di un’ampia dominazione americana, i gruppi takfiri non sono stati in grado di muoversi in maniera efficace, cosa che non ha più risultati politici importanti. Sono solo in grado di farlo quando non c’è opposizione agli interessi degli Stati Uniti, cioè dove gli Stato Uniti sono in vantaggio grazie alla loro presenza. E così, questi gruppi takfiri – in maniera obiettiva – sono diventati parte dello schema americano. Nel tempo hanno evitato tutte le regioni di interesse vitale per gli Stati Uniti e sono attivi in aree meno determinanti.

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