C’era una volta la politica, c’erano una
volta i politici. C’è stata un’epoca, ormai lontana, in cui i politici
avevano ancora una minima indipendenza dai potentati economici, e
lavoravano principalmente in virtù dei rapporti di forza all’interno di
una società divisa per ideologie più che per lobby (che peraltro ci sono
sempre state). Ma oggi è diverso.
In un’epoca post-ideologica in cui la
figura stessa dell’“istituzione stato” è ormai destinata, non per
volontà propria ma per volere del transnazionalismo finanziario, a
soccombere in nome del globalismo senza confini, non c’è più bisogno dei
politici: sono sufficienti dei meri “amministratori di condominio”,
nella fattispecie il “condominio Europa”, mantenuto ad hoc nel caos e
nella precarietà ontologica. Essi non hanno a cuore le fondamenta dei
singoli edifici, anzi, fanno di tutto per farne marcire le fondamenta. E
il loro unico scopo è quello di riscuotere la rata mensile dai
condomini, cercando di tenerli il più possibile in stato di soggezione.
Cos’è la banalità del male? La
definizione di Hannah Arendt è in realtà applicabile a tutti gli
euroburocrati, un blocco umano che per caratteristiche esteriori ed
interiori è ormai paragonabile alla nomenklatura sovietica, ma
ulteriormente trasmutati nella nuova logica di “uomo nuovo” europeo,
senza ideologia né morale. Privi di una qualsivoglia identità ideologica
e fattuale che non sia quella della finanza e del mercato, essi sono
a-morali per definizione. Vanno ben oltre il machiavellismo politico del
ventesimo secolo, che si serviva strumentalmente del popolo per
consolidare il proprio potere: nella concezione eurocratica, il popolo
nemmeno viene preso in considerazione. Anzi, meno ce n’è, meglio è.
Possiamo vedere l’esempio della Grecia,
da oltre tre anni scomparsa dalla narrazione mediatica, se non con
scarni comunicati del tipo “finalmente fuori dalla recessione”. Ridotta
ormai a un lazzaretto, schiacciata dalla ferocia delle “riforme
strutturali” da sempre caldeggiate dalla UE, devastata economicamente e
socialmente tramite leva economica e immigratoria, rappresenta la cavia
da laboratorio su cui il regime UE ha sperimentato con successo le sue
tecniche di “disruption” dello Stato e del suo collante sociale.
Milioni di greci, come peraltro milioni
di italiani, sono finiti nella miseria più nera, ma questo non coinvolge
minimamente i burocrati europei, nascosti come novelli Berja dietro a
un paio di occhiali e dietro sguardi sottili e inumani, quelli di un
Juncker, di un Dijsselbloem, di un Dombrovskis, di un Monti. Tutti
uguali, tutti con lo stesso aspetto gelido e anonimo da spietati
contabili, alla cui firma sono appesi i destini di milioni di persone.
Del resto, non è stato lo stesso Monti (esempio supremo di
politico-burocrate europeo) a dire che “la Grecia è stata la
manifestazione più concreta del successo dell’Euro?”
Naturalmente è chiaro a tutti che la
Commissione Europea è solo un luogo “fisico” dove vengono deliberate
decisioni prese altrove, nei consessi massonici, nelle commissioni
trilaterali e in qualsiasi altro posto che non sia riconoscibile entro
confini e luoghi precisi. La natura amorfa e anonima del Nuovo Potere
transnazionale, si esprime non solo attraverso la fisiognomica
eurocrate, ma anche attraverso il “non luogo” e la “non identità”,
concetti applicati su scala industriale anche ai cittadini europei.
Tuttavia, è già un punto di partenza
riconoscere che c’è un luogo “fisico” dove viene resa ufficiale
l’eversione ai danni dei popoli europei, e questo luogo si chiama Unione
Europea. Una volta riconosciuto universalmente il male, si può
provvedere (sia pure con grandi difficoltà) a circoscriverlo e a
stroncare gli altri focolai decentrati. L’importante è che il paziente
sia pienamente informato dei rischi in assenza di cura. E la cura non
può essere indolore.
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