mercoledì 7 marzo 2018

Gli Stati Uniti perdono la categoria d’impero

Nel nome della “difesa nazionale”, gli Stati Uniti hanno costruito una politica interventista globale senza precedenti, protetta da un complesso sistema di propaganda che giustifica le azioni militari adottate nei Paesi d’interesse strategico. Tale sforzo per garantire la supremazia mondiale ha contribuito, contrariamente agli obiettivi, alla perdita d’influenza nello scenario internazionale. Quali sono le mosse che hanno condannato la nazione che rivendica il ruolo di poliziotto mondiale?
Il vantaggio politico che, una volta caduta l’Unione Sovietica e annunciata la fine della Guerra Fredda, diede libero sfogo agli Stati Uniti nel far progredire i piani di consolidamento della dottrina neoliberale nel Mondo, indipendentemente dalla sovranità delle nazioni e garantendo gli elementi necessari per sostenere l’apparato di produzione capitalista, è finito con le posizioni su sicurezza interna ed estera nel Mondo. Oggi, la nazione che aveva l’indiscutibile dominio mondiale, valuta il nuovo scenario mondiale riconoscendo e misurando la nuova configurazione multipolare delle potenze emergenti Cina e Russia. Questi due Paesi sono comparabili militarmente e tecnologicamente (nel caso della Cina anche economicamente) agli Stati Uniti e, alleate, le superano di gran lunga. Ciò, tuttavia, non si sarebbe verificato con tale diligenza sentendosi minacciate dalle politiche interventiste del governo degli Stati Uniti. L’espansione della presenza militare nei Paesi balcanici e in Medio Oriente, fondamentale per l’espansione degli interessi transnazionali (per neutralizzare l’influenza dell’ex-Unione Sovietica e controllare le fonti energetiche) portò i primi risultati indesiderabili col rafforzamento della posizione internazionale della Russia. Nel caso dei Balcani, sostegno alle rivoluzioni colorate, bombardamento NATO in Jugoslavia, colpo di Stato in Ucraina, ultimi preparativi a Kiev per attaccare (con l’aiuto di NATO e Stati Uniti) il Donbas (al confine con la Russia) e il caos che hanno comportato nella regione (ignorato nel mondo occidentale ma assordante presso la popolazione russa), ha prodotto un forte senso patriottico nei russi nel difendere il proprio territorio e capire cosa succede. E una minima applicazione della logica spiegherebbe il miglioramento degli equipaggiamenti militari e la risposta della Difesa della Russia, perché gli Stati Uniti, nella loro irrazionale ossessione per indebolire il Paese eurasiatico, applicano le sanzioni economiche: il blocco finanziario contribuisce anche alle politiche di sostituzione delle importazioni e alla crescente autosufficienza in materia di energia, tecnologia e agricoltura della Russia. Intensifica inoltre i motivi per cooperare e rafforzare i legami con altre regioni escluse dalla dittatura del capitale: di nuovo la Cina nel quadro.
L’escalation della violenza in Medio Oriente è un altro caso che ha generato risultati catastrofici per le élite statunitensi e i loro alleati della NATO. I fatti indicano che ci sarà un’escalation di Stati Uniti ed Israele in Libano e Siria affrontando Iran e Russia. Le decisioni prese da tale alleanza, precedute da altre operazioni di “cambio di regime” (Iraq e Libia) ignorano l’autorità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in cui Cina e Russia sono membri permanenti e ne deteriorano l’influenza nella regione. Le nazioni si avvicinano e migliorano i rapporti con le potenze che risolvono i conflitti attraverso mezzi nonviolenti (la Russia e la vittoria diplomatica per raggiungere la pace in Siria) e chi investe senza usare la violenza economica nei loro territori (la Cina e i suoi progetti per attivare la Nuova Via della Seta).
Gli Stati Uniti si occupano anche della militarizzazione dell’area di confine della Cina: nella penisola coreana sono schierati 28500 soldati insieme a mezzi militari aerei, navali e terrestri, scatenando un conflitto tra le due Coree che potrebbe provocare lo scontro nucleare che trascinerebbe il gigante Asia. Inoltre, l’intrusione nel mare della Cina meridionale e il sostegno al riarmo giapponese dimostrano ancora che il progresso militare e della difesa della Cina risponde alla minaccia dall’occidente. Il finanziamento di questi obblighi di sicurezza negli anni è costato centinaia di miliardi di dollari. L’ultimo budget proposto, presentato dall’amministrazione Trump per l’anno fiscale 2019, è di 716 miliardi. Che tale investimento sia usato per attuare politiche contro i Paesi che hanno raggiunto le condizioni per avanzare a scapito di essi, è almeno un prezzo molto alto. Tale processo può essere chiaramente identificato nel nostro territorio. Il Venezuela ha subito negli ultimi cinque anni l’intensificazione dell’assedio politico ed economico che ha causato le opportune scosse di assestamento: l’appello alle violenze interne per produrre il caos ha avuto la sua risoluzione con l’appello al potere originario e all’insediamento dell’Assemblea nazionale costituente, i tentativi di spezzare le istituzioni vitali per lo Stato hanno portato all’intensificazione della lotta alla corruzione, e le sanzioni finanziarie internazionali combinate per ridurre le manovre nell’area economica hanno favorito la decisione del governo di sviluppare il Petro; il primo Stato a convalidare le tecnologie BlockChain come valuta digitale agendo da riferimento ad altre nazioni.
Questi sono, per citarne alcuni, i frutti raccolti nella nazione venezuelana e globalmente, dalle azioni irrazionali degli Stati Uniti nel resistere all’inevitabile come impero: la propria sepoltura.

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