lunedì 6 febbraio 2017

Terremoto, beffa in busta paga. "Fisco più leggero? Non per tutti"

DUE PAROLE, solo due, e migliaia di terremotati vedono andare in fumo quello che sembrava un assodato diritto alla cosiddetta ‘busta pesante’, ovvero lo stipendio maggiorato in media del 40 per cento su scala mensile per la temporanea sospensione di tributi nazionali e locali per il periodo 1° gennaio-30 settembre 2017, con tempi e modi dell’eventuale restituzione ancora tutti da stabilire.
Per la nuova maxi beffa, nell’Italia che tanto ama complicarsi la vita, basta la dicitura «sostituto d’imposta» inserita in un articolo del testo ratificato il 15 dicembre a mettere in crisi un intero sistema di aiuti alle popolazioni più colpite dal sisma del centro Italia. Al momento della trasformazione del decreto in legge pareva, infatti, scontato che il bonus della paga maggiorata in vigore da gennaio a settembre abbracciasse tutti i terremotati residenti nelle città inserite nel cosiddetto cratere sismico. Insomma, un abitante di Arquata o Camerino, di Norcia o San Severino si sentiva al sicuro, invece ecco l’inghippo di trascrizione che rende dirimente la sede legale del cosiddetto sostituto d’imposta, ovvero l’azienda o ente che eroga la busta paga al lavoratore.
CHE SUCCEDE, quindi? Un bel pasticcio, perché l’abitante di uno qualunque dei 131 comuni del cratere di colpo vede volatizzarsi il bonus qualora la sua azienda abbia domicilio fiscale in una località non ‘craterizzata’. E, badate bene, per com’è scritto, il provvedimento non colpisce solo chi lavora fuori della propria città, magari in un capoluogo di regione, dove presta servizio in enti statali, imprese di servizi o qualunque altra realtà. No, perché la beffa bussa direttamente in casa e può capitare che un operaio vada al lavoro in fabbrica o ufficio a fianco della propria abitazione, ma l’impresa abbia la sede fiscale fuori cratere e il pasticcio è servito a domicilio con tanto di bonus volatilizzato.
Ma a far scalpore è anche la diatriba in corso in queste ultime ore: secondo diverse interpretazioni, infatti, la beffa si estenderebbe alla totalità dei pensionati delle aree flagellate dal lunghissimo sciame sismico iniziato ad agosto, perché per tutti loro il «sostituto d’imposta» è l’Inps, la cui sede centrale si trova a Roma e dunque in una località esterna al perimetro delle località agevolate. Con buona pace degli anziani che con la pensione potenziata pro tempore pensavano di poter finalmente gestire con un minimo di respiro la delicata fase di ricostruzione e lento ritorno alla normalità.
IN REALTÀ, in cinque dei 131 comuni – quelli con il maggior numero di abitanti – il benefit riguarda solo chi ha l’abitazione inagibile, ma la beffa rimane tale perché sono già svariati i casi degli sfollati che lavorano per attività domiciliate fuori perimetro. Della mini lista dei cinque fa parte anche l’anconetana Fabriano, da dove è partita la crociata dell’ex sindaco Roberto Sorci che ha scritto un’accorata lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella manifestando profili di incostituzionalità e ribattezzandola legge strabica. «Eppure – spiega Sorci – basterebbero pochi minuti di lavoro in Parlamento: si ammette l’errore, si prende atto dell’equivoco generato e si modifica la norma, stavolta scrivendola in modo corretto, cioè inserendo come discriminante la residenza del soggetto fisico e non dell’ente o azienda per cui lavora. O forse è chiedere troppo?»

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