lunedì 2 gennaio 2017

Povertà, cresce l’esercito degli italiani

Sono 1554 le persone che nel 2015 si sono rivolte ai servizi della Caritas. Per la prima volta cresce la percentuale degli italiani rispetto a quella degli immigrati. Dal 2007 al 2016 i primi sono passati dal 27,7 al 35,2%, i secondi invece fanno registrare una diminuzione percentuale e cioè passano dal 72,3 al 64,8%. In termini assoluti però, su 1554 persone, poco meno di 800 vengono da un Paese diverso dall'Italia.
Rispetto agli precedenti comunque, non vi è una sostanziale differenza, la povertà si arresta ma si complica, si complica soprattutto l'uscita dallo stato di bisogno economico susseguente a perdita del lavoro e della casa. Il report, in maniera implacabile, infatti, denuncia che «le situazioni di povertà cronica, ossia di persone seguite da almeno sei anni, riguardano circa un quarto (25%) di tutte le persone incontrate. E una persona su quattro è seguita da almeno sei anni».
Anche a Pisa la povertà è una trappola che imprigiona e da cui si fatica ad emergere e a ritrovare autonomia: il 25% di tutti coloro che nel 2015 i sono rivolti ad un centro di ascolto della Caritas, è in carico alla stessa almeno dal 2009. In valore assoluto significa 389 persone (109 italiani e 280 stranieri). I "nuovi poveri", ossia coloro che hanno bussato per la prima volta alla porta delle Caritas nel 2015, invece, sono 605 persone, oltre un terzo del totale (38,9%), un'incidenza elevata ma in diminuzione rispetto al 52,3% dell'anno precedente. Il primo fattore che porta alla povertà è la perdita o mancanza di un lavoro. Tre su quattro non hanno un lavoro.
In totale, sono 1.041 le persone prive di occupazione che nel 2015 hanno chiesto l'aiuto della Caritas. Piu o meno quasi esattamente lo stesso numero dell'anno precedente quando furono 1.043. In termini percentuali significa che si trova in tale condizione circa il 70,8%. L'altra faccia della medaglia, però, è quella di chi un lavoro o, comunque, un reddito e una casa stabile ce l'hanno ma nel 2015 hanno comunque avuto bisogno della Caritas: nei precedenti dodici mesi, infatti, ha segnalato di avere un regolare rapporto di lavoro il 14,3% delle persone incontrate mentre ha un'abitazione stabile, prevalentemente in affitto o in case popolari, addirittura il 52,8% delle stesse. Tra quanti si sono rivolti alla Caritas,il 13,8% vive in condizioni di marginalità abitativa. In una baracca piuttosto che in roulotte o sotto qualche portico. Situazioni di grave marginalità abitativa insomma, e il dato è leggermente superiore alla media regionale e cresce ulteriormente con riferimento agli uomini stranieri, un quinto dei quali (20,8%) vive in una situazione del genere. La Caritas traccia anche il profilo dei nuovi poveri: si tratta di 216 persone che sono uomini soli, senza lavoro, con più di 50 anni e sono celibi o separati. Don Emanuele Morelli direttore della Caritas tira le fila del report dicendo: «I nostri servizi dovrebbero servire non a nascondere ma a far uscire le povertà invisibili e dimenticate, alla coltre di nascondimento che le pervade affinchè una maggior consapevolezza di tutti ci aiuti ad essere comunità che accoglie ed integra, e che promuove cittadinanza piena». «Papa Francesco - ha proseguito - fin dal primo giorno ci ha esortato a metterci in cammino, a raggiungere quelle periferie esistenziali dove l'umanità esclusa chiede lavoro, dignità e giustizia. Come possiamo stare tranquilli sapendo che nella nostra città ci sono ad esempio più di 400 ragazzi
che hanno minori opportunità educative, culturali e ricreative dei loro coetanei più fortunati? Non possiamo continuare ad offrire "stampelle" che generano dipendenza, servono "opportunità" che liberano dalla necessità di ricevere aiuto».

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