La disperazione dei media ufficialisti alle prese con le cinque fasi
del dolore, continua a prosperare quanto meno alla base del quarto
potere, mentre il Washington Post spaccia la sua storia su “notizie
false, colpa dei russi”, quale causa della miserabile fine della
candidata prediletta. Citando “due gruppi di ricercatori indipendenti”
(sicuramente dal notevole contenzioso per querela per diffamazione) che
avrebbero trovato “sempre più sofisticata propaganda della Russia…
riecheggiata ed amplificata dai siti di destra su internet, avendo
ritratto Clinton come una criminale“, il sito di proprietà di Jeff Bezos
indica i siti web Drudge, Zerohedge, The Ron Paul Istitute ed
innumerevoli altri siti tra gli “utili idioti” su cui i veri patrioti
americani dovrebbero essere cauti. “Il modo in cui tale apparato di
propaganda ha supportato Trump ammonta a un’enorme acquisto di media”,
secondo un direttore esecutivo della PropOrNot, parlando sotto anonimato
con il Post. “E’ stato come se la Russia avviasse un super comitato per
la campagna elettorale di Trump“. Dopo le elezioni, notizie false e
loro diffusione sui social media sono finite sotto i riflettori, e per i
nostri ultimi pensieri su ciò si consulti il nostro “grazie” della
notte scorsa. Il presidente Obama ha denunciato l’attenzione raccolta
dalle informazioni false, la settimana scorsa, dicendo: “Se non siamo
seri sui fatti, su ciò che è vero e ciò che non lo è… se non possiamo
discriminare tra argomenti seri e propaganda, avremo problemi”.
E
come The Hill riferisce, una sofisticata propaganda russa ha contribuito
ad alimentare la diffusione di notizie false durante il ciclo
elettorale. Secondo il Washington Post, “Due gruppi di ricercatori
indipendenti hanno scoperto che la Russia ha impiegato migliaia di
botnet, “troll”, siti web e account sui social media per diffondere
falsi contenuti sul discorso politico on-line e amplificare i messaggi
dei siti di destra. Vogliono erodere essenzialmente la fiducia nel o gli
interessi del governo degli USA”, ha detto Clint Watts, un ricercatore
del Foreign Policy Research Institute, co-autore di un rapporto sulla
propaganda russa. “Questa era la loro modalità standard durante la
guerra fredda. Il problema è che era difficile prima dei social media”.
Il Washington Post afferma, senza ironia, che ora ci sono studi
scientifici che dimostrano come i russi hanno influenzato l’elezione del
2016… L’alluvione di “notizie false” in questa stagione elettorale ha
avuto il supporto della sofisticata propaganda russa che ha creato e
diffuso online articoli fuorvianti con l’obiettivo di punire la
democratica Hillary Clinton, aiutando il repubblicano Donald Trump e
minando la fede nella democrazia statunitense, dicono i ricercatori
indipendenti che monitoravano l’operazione. La sempre più sofisticata
macchina della propaganda della Russia, tra cui migliaia di botnet,
squadre di “troll” e reti di siti web e account sui social-media,
riecheggiati ed amplificati dai siti di destra su Internet, ritraeva
Clinton come una criminale dai potenzialmente fatali problemi di salute
che si preparava a consegnare la nazione a una cricca di oscuri
finanzieri globali. Lo sforzo ha anche cercato di aumentare le tensioni
internazionali e promuovere la paura di imminenti ostilità con la Russia
nucleare. Due gruppi di ricercatori indipendenti hanno scoperto che i
russi sfruttavano piattaforme tecnologiche di fabbricazione statunitense
per attaccare la democrazia degli Stati Uniti in un momento
particolarmente vulnerabile, mentre un neo-candidato sfruttava le ampie
lamentele contro la Casa Bianca. La sofisticazione delle tattiche russe
complicherebbe gli sforzi di Facebook e Google nel reprimere le “notizie
false”, come avevano promesso di fare dopo le ampie lamentele sul
problema. La relazione PropOrNot, data al Post, identifica più di 200
siti che abitualmente sostenevano la propaganda russa presso almeno 15
milioni di statunitensi, scoprendo che le storie false diffuse su
facebook sono state viste più di 213 milioni di volte. Si può essere
sorpresi da alcuni siti nella lista (sembra anche satirici, siti su
false notizie, oltre che propagandistici)…”
Quindi, in altre parole,
chiunque non sia un drone liberale è solo un’agente russo? McCarthy
sarebbe orgoglioso. Come gli “scienziati” spiegano, riferire fatti
equivale ad essere un “utile idiota”. “Va notato che i nostri criteri
sono comportamentali. Ciò significa che le caratteristiche con cui
identifichiamo i siti di propaganda sono le motivazioni agnostiche. Per
tale definizione, non importa se i siti elencati siano consapevolmente
diretti e pagati da agenti dei servizi segreti russi, o se addirittura
sapevano di riecheggiare la propaganda russa: se soddisfano tali
criteri, minimo agivano da “utili idioti” dei servizi segreti russi in
buona fede, e vanno ulteriormente esaminati”. Ciò ricorda l’impressione
data dall’artista @SarcasmRobot sulla disperazione dei dirigenti e dei
loro animaletti mediatici.
Chiunque non mi piaccia è un Hacker
Russo. L'emozionante guida per bambini su come evitare le proprie
responsabilità per i tuoi crimini.
Chiunque non mi piaccia è un Hacker Russo.
L’emozionante guida per bambini su come evitare le proprie responsabilità per i tuoi crimini.
Sulla definizione di “utili idioti”, Jim Quinn ha scoperto il seguente
video di un ex-membro del KGB Jurij Bezmenov, che disertò nel
Canuckistan nel 1970. In esso si descrive come i marxisti-leninisti
programmarono la conquista dell’occidente dall’interno, senza sparare un
colpo. Quanto pensate che il piano funzioni? Al minuto 7:20 G. Edward
Griffin chiede a Jurij “Cosa facciamo?” (Per contrastare il cambio di
amministrazione) rimanendo sorpresi dalla risposta:
Al momento
dell’elezione e anche prima, molti sostenevano l’idea che Trump dovesse
concentrarsi su come aggressivamente istruire le persone sui mali che ci
circondano… sembra sia l’unico modo per raddrizzare la schiena contro
la tirannia del quarto potere. Infine (e senza che ciò sia ilare), ecco
come gli scienziati hanno descritto ZeroHedge. “ZH è una cinghia di
trasmissione importante della diffusione delle storie dei
propagandisti/guerrieri dell’informazione russi presso i consumatori di
notizie occidentali. Succede spesso. È un esempio particolarmente
eclatante ma la cinghia di trasmissione gira tutti i giorni. ZH è parte
della guerra delle informazioni di Putin quanto RT. Se si osserva da
vicino, è chiaro come il naso sulla vostra faccia”. Abbastanza chiaro,
anzi. Questa farsa va letta (esortiamo lettori a leggerla per vedere
cosa sia la disinformazione) come “analisi” da parte di un sito web che,
si ricordi, è esso stesso anonimo, per poi concludere: “Zerohedge si
qualifica come propaganda “grigia”, ingannando sistematicamente il
pubblico a vantaggio di politici stranieri. Gli articoli di Zerohedge
sono spesso ripubblicati da altri siti, ma appaiono su Zerohedge per
primo; gli autori del sito modulano le storie, non solo vi reagiscono.
L’analisi dei modelli di traffico web e dei link lo sostiene: Zerohedge
ha un posto di rilievo nella rete di siti di notizie e propaganda
pro-Russia. Noi di PropOrNot lo valutiamo: Cinque Ombre”.
Intenzionalmente o meno, queste sono sciocchezze da querela, e possiamo
dire tranquillamente che non vi è propaganda “architettata” dai russi in
questo sito, a meno che criticare il governo degli Stati Uniti vi
equivalga, che già attraggono l’attenzione di gente come Glenn Greenwald
e molti altri.
Mentre questo ultimo giro sulla cosiddetta
“narrativa” sarà certamente controproducente, e accelererà la fine dei
tentativi dei media tradizionali di mantenere credibilità e controllo
delle menti degli statunitensi, dolorosamente perduto con le bugie nella
campagna presidenziale, per non parlare dell'”occhio di bue” e delle
entrate pubblicitarie, rimaniamo affascinati dalle accuse implacabili
della cosiddetta “sinistra liberale” su Trump che scatenerà l’assalto
della censura alla “stampa libera”, quando essa fa di tutto per
sopprimere le voci dissidenti. Infine, possiamo concludere che è un bene
che tale “potere” declini ogni giorno che passa.2elcsacIl Washington
Post, il suo nuovo proprietario e la CIA
The Sleuth Journal, 25 dicembre 2013
jeff-bezos-cia-washington-postNorman Solomon, scrivendo su
Counterpunch, l’ha chiarito: la realizzazione di Cloud online che verrà
gestito dalla CIA, per la CIA, è stata assegnata, con un contratto da
600 milioni di dollari, all’Amazon Web Services. Jeff Bezos è il
fondatore e CEO di Amazon che ora possiede il Washington Post. 600
milioni di dollari creano un grave conflitto di interessi, quando si
tratta d’informare sulla CIA. Naturalmente, il Washington Post e altri
media importanti sono già compromessi sulle questioni di sicurezza
nazionale e comunità d’intelligence. Gli articoli vengono controllati da
CIA, NSA e altre agenzie, prima di essere pubblicati. Ma questa è una
ciliegina sulla torta. Una ciliegiona da 600 milioni di dollari. I
giornalisti del Post saranno extra-cauti sulla CIA. Idem l’editore.
Stampa indipendente? Da ridere. Il WaPo è noto da tempo come megafono
che riprende ciò che la CIA propone. Così il nuovo proprietario ed i
suoi legami con la CIA saranno solo “affari”. Secondo un articolo del
2012 del Seattle Times, chi conosce Bezos lo descrive libertario. La
definizione del termine sarà mutata. Prendere 600 milioni di dollari per
progettare i servizi on-line della CIA, un’agenzia clandestina il cui
bilancio federale è un segreto, ed è nota per rovesciare i governi
all’estero… Questo è un esempio di filosofia libertaria? Forse dovremmo
tornare a leggere la Repubblica di Platone e Il Capitale di Marx.
Potrebbero rivelarsi capolavori libertari.
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