giovedì 25 febbraio 2016

Il fallimento dei filo-Ue: viaggio nella politica ucraina due anni dopo il colpo di stato di Maidan

Il 23 febbraio 2014 è una data che gli ucraini difficilmente scorderanno. Quel giorno a Kiev, dopo lunghi mesi di proteste,
manifestazioni, scontri e centinaia di morti, si insediava il nuovo presidente reggente della Repubblica, allora speaker della Rada, Olexander Turchinov, oggi a capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e difesa. Dunque, finiva ufficialmente l’era di Viktor Yanukovich, spodestato dalla sua carica e fuggito in Russia per evitare un processo e una probabile condanna a morte.
Al potere qualche mese dopo, sull’onda emotiva di una rivoluzione “aiutata” da forze esterne, come più di qualche elemento fa pensare, salì Petro Poroshenko, magnate televisivo e dell’industria dolciaria, appoggiato da una coalizione filoeuropea (il nome “Ucraina europea” era abbastanza eloquente), composta da cinque partiti: Blocco
Poroshenko, Fronte Popolare (partito del premier Yatsenyuk), Partito Radicale (di Oleg Lyashko), Patria (di Yulia Tymoshenko) e Samopomich (di Andreyi Sadovyi). Oggi, a due anni di distanza, il fallimento dei filoeuropei ucraini è piuttosto evidente.
Di quella coalizione non è rimasto assolutamente nulla. Lyashko è tornato all’opposizione diversi mesi fa, quando ha capito che ancorarsi a un governo telecomandato da Washington (sponda FMI) non pagava elettoralmente, mentre Patria e Samopomich sono usciti dalla maggioranza la scorsa settimana, in seguito alla crisi politica che sta paralizzando il paese. Nemmeno il Blocco Poroshenko, in realtà, anche se ancora ufficialmente in maggioranza, è completamente unito
nel sostenere il governo. Le due correnti che animano il movimento del presidente si stanno scontrando con tutti i mezzi possibili: da un lato c’è chi vorrebbe provare a costruire una nuova alternativa in Parlamento, senza dover incappare nel pericolo urne, dall’altro chi ritiene la strada delle elezioni legislative anticipate la strada più semplice per risolvere questa agonia.
E’ difficile prevedere come andrà a finire, perché la politica ucraina ci ha abituato a colpi di scena davvero inaspettati (l’ultimo settimana scorsa, quando Yatsenyuk sembrava finito e invece è sopravvissuto ancora una volta), anche se gli ultimi sondaggi possono in qualche modo contribuire a comprendere perché Poroshenko e i filo-europei al voto anticipato proprio non vogliono tornarci. Gli ultimi dati, diffusi proprio oggi dall’Istituto demoscopico Gorshenin,
dimostrano che le urne sarebbero un vero e proprio bagno di sangue per Poroshenko e Yatsenyuk.
Se le elezioni parlamentari si tenessero domenica, il primo partito risulterebbe a sorpresa Samopomich con il 15,6%. Un risultato indicativo, che dimostra come il sentimento antirusso radicale prenda sempre più piede nell’ex repubblica sovietica (Samopomich è il partito del sindaco di Leopoli, città nell’ovest dell’Ucraina, culla del nazionalismo antirusso ucraino e centro politico dei banderisti).
Dietro Samopomich la classifica vedrebbe una generale caduta del partito di Poroshenko e di quello di Yatsenyuk: Patria 14%, Blocco opposizione 12,8%, Partito Radicale 12,5%, Blocco Poroshenko 9,7%, Svoboda 8,6%, Ukrop 6,3%, GP 6,1%, Fronte Popolare 2,9%.
Il partito dell’attuale premier Yatsenyuk potrebbe rimanere fuori dal Parlamento, dove la soglia di sbarramento è del 5%, potendo sperare di conquistare qualche seggio solo nella quota dei seggi uninominali previsti dalla legge elettorale. A sparigliare tutto potrebbe però essere Mikheil Saakashvili. Il governatore della Regione di Odessa,
che ha parlato di un colpo di Stato degli oligarchi subito dopo il fallimento del voto di sfiducia nei confronti di Yatsenyuk, sarebbe caduto persino dalle grazie del presidente Poroshenko. Fonti politiche e giornalistiche di Odessa parlano di un imminente licenziamento in arrivo da Kiev.
Cosa che potrebbe indurre Saakashvili a schierarsi direttamente nell’arena politica, rubando voti a tutti i partiti in campo. Ecco come cambierebbero le intenzioni di voto, se l’ex premier georgiano presentasse una propria lista: partito Saakashvili 13,4%, Samopomich 12,2%, Patria 12,1%, Blocco Opposizione 11,3%, Partito Radicale 10,3%,
Blocco Poroshenko 8,5%, Svoboda 7,3%, Ukrop 6,1%, GP 5,6%

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