Ognuno
reagisce all’epidemia come sa. In Italia si mobilita l’esercito e la
Protezione Civile (la sanità pubblica fa miracoli da vent’anni, a
dispetto dei tagli feroci subiti, ma rischia seriamente il collasso).
Negli Usa si tagliano i tassi di interesse
e si cerca di tener su “i mercati” con l’unica medicina conosciuta da
quelle parti: denaro poco costoso e liquidità in eccesso. Una medicina,
sia detto tra noi e senza agitarsi troppo, che la Bce ha esaurito da tempo, visto che i tassi stanno praticamente a zero dal 2014…
La Federal Reserve
ha deciso martedì mattina di abbassare i tassi dello 0,5%, portandoli
in una “forchetta” compresa tra l’1 e l’1,25%. Motivazione ufficiale: “il coronavirus pone rischi in evoluzione per l’attività economica“.
La
decisione ha rilievo globale per diversi ordini di motivi, come sempre,
ma i principali mettono in evidenza una preoccupazione che preesisteva
all’esplodere dell’epidemia anche negli Usa e che ora si misura – senza
dirlo – con la certezza di una recessione alle porte. Che rima stava nel
campo delle ipotesi da scongiurare.
Cosa
spinge a dire questo? Beh, la decisione della Fed è stata presa fuori
dal normale calendario di incontri al vertice del Fomc (il comitato che
riunisce i principali capi della Fed a livello di singoli Stati). Una
riunione d’emergenza, quindi, assolutamente rara nella soria della banca
centrale Usa. Per capirci: non accadeva dal 2008, dal “big bang” del
fallimento di Lehmann Brothers e dunque dall’avvio ufficiale della crisi
che ancora non è stata superata.
In
secondo luogo, la misura del taglio. La Fed si muove generalmente in
modo più prudente, scegliendo di operare su scatti (in alto o in basso)
dello 0,25%. Mezzo punto o più vengono buttati sul tavolo solo in
situazioni abbastanza eccezionali.
Unendo le due “stranezze”, dunque, abbiamo un quadro abbastanza serio. Se non pre-panico…
Il
presidente della Fed Jerome Powell – per compito istituzionale – deve
ovviamente tranquillizzare. E questo ha cercato di fare nella improvvisa
conferenza stampa mattutina.
“Abbiamo visto il rischio per le prospettive per l’economia e abbiamo scelto di agire“,
ha detto, aggiungendo che i mercati finanziari funzionano normalmente,
l’economia continua a funzionare bene e si aspetta che gli Stati Uniti
si riprendano completamente dopo la fine dell’epidemia.
Il
taglio d’emergenza potrebbe aiutare a stimolare l’economia americana,
ma ha anche segnalato che le prospettive per l’America potrebbero essere
state più a rischio di quanto si pensasse in precedenza. Il mercato
azionario americano è infatti crollato, con il Dow che ha perso
immediatamente oltre 550 punti, per poi iniziare una schizofrenica
ondata di rialzi e ribassi, ma quasi sempre in “zona negativa” .
“Non credo che nessuno sappia quanto tempo durerà”
la crisi da virus, né quale sarà l’impatto sull’’economia Usa (ancora
oggi la prima del mondo, anche se ormai tallonata da vicino dalla Cina).
“So che l’economia americana è forte e arriveremo dall’altra parte e
torneremo a una solida crescita e anche a un solido mercato del lavoro“.
Naturalmente
non poteva anche assicurare che il taglio dei tassi averebbe avuto
effetto anche nel contrastare la diffusione del virus; un taglio dei
tassi non curerà le infezioni né riparerà le catene di
approvvigionamento interrotte, ma “aiuterà a rafforzare la fiducia delle famiglie e delle imprese“.
Le
scena che stanno avvenendo in queste ore negli Stati Uniti, in effetti,
dimostrano che “la fiducia” è scesa parecchio, anche se qui in Italia
non se ne parla (il provincialismo dei nostri media è quasi osceno,
ormai).
La Cnn, per esempio scrive che “Gli
americani di tutto il paese stanno facendo scorta di disinfettante per
le mani, salviette detergenti, carta igienica e altri prodotti per
prepararsi alla diffusione del coronavirus.
Le
lunghe code nei negozi e gli acquisti di panico sui prodotti per la
pulizia in tutto il paese stanno aumentando la capacità dei rivenditori
americani di tenere il passo con la domanda. Gli acquirenti pubblicano
sui social media foto di lunghe file che serpeggiano intorno a Costco (una delle grandi catene di distribuzione Usa, ndr)e scaffali vuoti di disinfettanti presso CVS, Walgreens e altri negozi di farmacia”.
Trattandosi di economia, seguono come sempre i numeri: “le
vendite di disinfettante per le mani sono aumentate del 73%, i
termometri sono aumentati del 47% e le maschere mediche sono aumentate
del 319% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo Nielsen”.
Uno
scenario da film horror, specie per il presidente in carica che sta
correndo verso le elezioni di novembre. Alle quali pensava di potersi
presentare forte della “pace in Afghanistan” – l’accordo con i talebani
dimostra come siano stati inutili 19 anni di guerra, praticamente una
disfatta Usa come quall in Vietnam, con avversari decisamente diversi – e
di una economia drogata ma formalmente in buona salute, grazie anche
all’accordo commerciale con la Cina.
Ora
però crisi cinese e crisi Usa si danno la mano (senza amuchina!) in un
modo totalmente imprevisto. E se le prime reazioni al virus di Wuhan,
oltre un mese fa, erano irridenti come quelle dei leghisti qui da noi,
ora si scopre di stare molto peggio. Perché la sanità Usa, quasi
totalmente privatizzata, non è in grado di seguire nessun piano organico
e centralizzato di prevenzione, cura e confinamento del contagio.
Insomma,
nella decisione della Fed – comunque assia meno “indipendente” dal
potere politico di quanto non sia la Bce – deve aver pesato non poco la
preoccupazione personale di Donal Trump, che già premeva da mesi per una
misura del genere e che immediatamente ha rivendicato a sé il “merito”.
Troppo
presto per quantificare i danni all’economia Usa e globale (ogni paese,
ricordiamo, sta “frenando” contemporaneamente a tutti gli altri, con
effetti a catena che si moltiplicano, dal turismo ai commerci). Ma per
un mondo capitalistico che già non sapeva cosa fare nell’eventualità di
una nuova recessione la situazione appare decisamente grave.
E noi ci siamo dentro fin oltre il collo.
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