Grecia
in festa o almeno così parrebbe stando alle cronache ufficiali,
Giornali come Repubblica snocciolano dati entusiasmanti o quasi. Cosa
c’è di vero?
Procediamo
con ordine. Da inizio anno oltre 100mila occupati in più. Oltre la metà
vengono definiti come stabili. Poi però vai a vedere che in aprile,
inizio della stagione turistica, il boom c’è sempre stato (80% dei posti
di lavoro si colloca in tale settore). Se si va nei dettagli si vede
infatti che, rispetto all’aprile 2017, l’aumento è solo di 8mila posti.
Maggiormente significativo potrebbe essere l’attributo della stabilità,
ma ci farebbe piacere conoscere l’opinione di un esperto del mercato del
lavoro greco per capire se si tratti di una stabilità “ai tempi del
welfare” o di una “ai tempi del job act”. A parte il fatto che, quando
hai toccato il fondo, scendere ancora più giù diventa impossibile.
Fatto
sta che la Trojka di buona memoria, ancora presente nell’Ellade a
dettare legge, è contenta. Si sono fatte un bel po’ di riforme di
struttura, come volevano lorsignori, proprio quelle sulle quali accusano
l’Italia di non aver mosso un dito e i risultati si vedono. Non a caso
tra i 13 tagli delle pensioni, operati in 10 anni, c’è anche quello, a
noi peraltro familiare, dell’aumento dell’età pensionabile, ragione per
cui, per ogni pensionato in meno c’è un lavoratore anziano in più, a
tenere meno basso il numero degli occupati. Non sale per nulla invece,
guarda caso, nella fascia 15-24 anni, dove la disoccupazione è di poco
al di sotto del 50%.
Se
Repubblica, nell’articolo di Ettore Livini, trasuda una certa quale
allegria, il Sole 24 (articolo di Andrea Gagliardi e Andrea Marini)
esprime una ottimismo più contenuto, limitandosi a dire che tutto
sommato, anche se vanno al governo i non meglio definiti populisti (di
sinistra in Grecia e di destra in Austria), la situazione rimane sotto
controllo. Dopo di che i dati snocciolati suscitano entusiasmi sempre
meno calorosi: non tanto per il taglio degli sconti fiscali alle isole,
l’aumento delle tasse e la riduzione degli stipendi dei dipendenti
pubblici, quanto per il capitolo Iva, il cui aumento, che qui ci
terrorizza, lì pare sia stato imposto dai riformatori trilaterali. Ma è
soprattutto il capitolo pensioni che nella descrizione di una fonte
autorevole come il Sole lascia atterriti: tetto massimo di 2300€, con
buona pace di chi ha versato maggiori contributi; taglio delle pensione
minime, principalmente collegato alla eliminazione dell’Ekas. Che roba
è? L’equivalente della nostra integrazione al minimo delle pensioni di
chi ha lavorato solo un po’ più di 20 anni e che se ricevesse la
pensione in base al contributivo creperebbe di fame. Pare dunque che in
Grecia l’operazione di eliminarla sia passata. E i morti di fame? Tutto
sommato tante pensioni da pagare in meno. Un’indicazione utile anche per
lo scenario italiano, a pensarci bene, dove l’integrazione al minimo
può rappresentare la quasi-sopravvivenza per centinaia di migliaia di
persone, gli ultimi della fila.
A
farci passare la voglia di scherzarci sopra basta leggere un articolo
di Francesco De Palo, sul blog del Fatto quotidiano di dieci giorni fa:
oltre ai tagli alle pensioni (madre di tutte le battaglie) mele a 2€
e 50 al kg, guerriglia urbana dei disperati, nelle città, un campo
profughi alle Termopili, nascosto alle telecamere per ragioni di
decenza, che ha forse contribuito a diminuire il prezzo delle sanzioni
da subire.
Il
tutto in un clima di sobria soddisfazione delle autorità costituite,
nazionali e internazionali. Pare infatti che i tecnici della Trojka
(Commissione Ue, Bce, Fmi), chi più chi meno, si siano espressi in
termini positivi e sarebbe peccaminoso far circolare la voce che, quello
che per loro rappresenta la gioia, per milioni di greci rappresenta il
dolore. I prestiti della finanza pubblica internazionale hanno quindi
raggiunto gli obiettivi prefissati dai creditori, i cultori
dell’austerity. Coraggio Grecia e forza Tsipras che se tutto procede di
questo passo in agosto i commissari della Trojka leveranno le tende. Vi
diranno che avete imparato bene la lezione e che adesso siete in grado
di farcela da soli a mandare in rovina i più deboli tra di voi.
Quello
che resta molto più difficile da imparare è come evitare di essere
mandati a picco, con le cattive se non con le buone. E con l’aria che
tira in Italia ci converrà trovare in fretta qualche via d’uscita
alternativa: ammesso che esista.
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