È uscito sul Financial Times uno studio dove si
mostrerebbe che dal 2017 il reddito pro capite a parità di potere
d’acquisto degli spagnoli abbia superato quello degli italiani.
Così anche il paese iberico nei prossimi anni potrebbe superare non
solo il PIL pro capite italiano ma anche il PIL totale della nostra
economia. Notizie che stupiscono soltanto i soloni che provengono da
Bocconi, LUISS e i giornalai di regime (quelli del “non sono un
economista ma”), infatti, sono ormai anni che la classe dirigente
italiana riesce nell’ardua impresa di sbagliare quasi ogni singolo
provvedimento di politica economica.
Così il drammatico sorpasso è avvenuto, ma non stupisce, se tra noi e loro le regole europee le rispettiamo solo noi,
con questi esiti, dovremmo iniziare a farci qualche domanda sulla
fondatezza e sulla bontà delle manovre intraprese da sette anni a questa
parte. Il Governo iberico non rispetta il parametro del 3% di rapporto
deficit/PIL dal 2008 – e nel 2017 si arresterà su un 3.1/3.2% che è
comunque fuori dai parametri di Maastricht – con picchi dell’11%, e
stando ben al di sopra del 9% per quattro anni di fila (2009-2012). Nel
complesso il Regno di Spagna ha sempre mantenuto un deficit doppio a
quello italiano (nel 2012 addirittura oltre il triplo), spendendo
massicciamente in investimenti produttivi, a differenza nostra. Noi
grazie ai “Governi della continuità”: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni,
abbiamo sempre pienamente rispettato tutti i diktat di austerità sia
della Commissione Europea che del FMI. È sotto gli occhi di tutti il
risultato.
Sappiamo già che la risposta perentoria degli austerity fans (in inglese perché ormai è quella la loro lingua madre), sarà che “la Spagna non ha il nostro debito pubblico”.
Certo, è verissimo, ma questo è solo dire una ovvietà. Sarebbe più
interessante interpretare quello che ci mostrano i dati dal 2011 ad
oggi, da quanto i “Governi della continuità” hanno operato il debito
pubblico in rapporto al PIL è aumentato di 14,3 punti percentuali,
mentre in Spagna dopo essere arrivato al picco di 100.4 punti
percentuali di PIL nel 2014, il debito è in costante discesa, nonostante
dal 2014 il deficit sia sempre stato maggiore al 3% che richiede il
parametro di Maastricht. Dimostrando in modo prettamente tangibile che il moltiplicato fiscale ha ragion d’essere e funziona alla perfezione.
Nessun commento:
Posta un commento