venerdì 13 febbraio 2015

Reato di negazionismo: gli storici lo rifiutano

La repressione penale delle opinioni ha conseguenze esplosive. L'approvazione in prima lettura da parte del Senato del reato di negazionismo apre molti più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Gli storici la rigettano, da sempre.
di Pino Cabras - Il recente voto parlamentare sul "negazionismo", in pieno revival di una potente campagna sui reati d'opinione, fa fare un salto deleterio alla nostra Repubblica. Per sommo e aberrante paradosso, una legge presuntamente antifascista è il nido in cui farà l'uovo lo Stato etico, la tipica base liberticida e totalitaria del fascismo. Un fascismo di tipo nuovo, politically correct.
Dopo tanti tentativi, contro i quali - come vedremo - c'è stata una forte opposizione di tanti valenti storici antifascisti - anche in Italia la repressione penale delle opinioni si è fatta strada in Parlamento, con conseguenze esplosive. L'emendamento approvato nella Commissione giustizia del Senato - relatrice la PD Rosaria Capacchione - con i voti di PD, PDL, Scelta Civica, SEL e i senatori Cappelletti e Gianrusso del M5S, prevede tre anni di reclusione (sette anni e mezzo con le aggravanti) e multe fino a diecimila euro da comminare a chi "nega o minimizza crimini di genocidio" come ad esempio la Shoah.
L'idea di contrastare con la legge penale le opinioni - per quanto infondate e profondamente sbagliate - apre scenari pieni di pericoli.
Legare l'interpretazione della Storia a una legge penale sarebbe come cristallizzare una conoscienza scientifica aperta al dibattito - ad esempio le scoperte di Newton- in una norma sigillata dal dogma dello Stato (e un domani di un governo o di un regime politico contingente). Una volta aperto un varco così grande a questo modo di procedere, potrebbero presentarsi abusi drammatici su ogni interpretazione controversa degli eventi storici: la Storia è sempre controversa. Un articolo di Francesco Santoianni descrive con molta chiarezza vari casi di arresti e condanne penali avvenuti negli ultimi anni in tutta Europa, compreso il caso dell'austriaca Sylvia Stoltz, che fu condannata a tre anni e mezzo di reclusione nell'esercizio della sua funzione di avvocato difensore durante il processo a un "negazionista". Le norme qui in Italia non ci sono ancora, ma la tempesta sì: contro Piergiorgio Odifreddi, che si è dichiarato contrario all'approvazione della legge, è già in corso una campagna d'intensità maccartista. Molti di coloro che vorrebbero dire pubblicamente che Odifreddi deve potersi esprimere liberamente non lo faranno, perché il manganello mediatico fa già male. Figuriamoci il clima che avremo con un manganello penale.
Lo storico Franco Cardini, nel 2009, scrisse un articolo molto ricco di argomentazioni sui rischi di una legge penale in materia. Tra queste, c'è un'argomentazione sottile e importante:
«Cresce il numero di chi in pubblico afferma una cosa e in privato sostiene esattamente il contrario. E sapete perchè? Per il fatto che se ne perseguitano i sostenitori e che li si condanna senza dar loro il diritto di parlare e senza controbattere. Ma in questo modo si crea nell'opinione pubblica la crescente sensazione che se ne abbia paura, e che essi stiano dicendo cose vere: e, questo sì, può costituire la premessa a una nuova ondata di pregiudizio antisemita, anche se è difficile immaginare sotto quali forme potrebbe presentarsi.»
Le motivazioni per opporsi a un simile provvedimento sono già state formulate molto bene nel 2007 da molti storici italiani (tra cui molti studiosi con profonde radici familiari e intellettuali nell'ebraismo italiano), quando si opposero fermamente all'allora ministro della giustizia Clemente Mastella, che - fotocopie alla mano - voleva introdurre nel nostro ordinamento una legge analoga alla francese Fabius-Gayssot. L'appello degli storici italiani è un documento di straordinaria attualità, che condivido dalla prima all'ultima riga, e che propongo qui sotto all'attenzione dei lettori.
Mentre Giorgio Napolitano, fra una larga intesa e l'altra, esorta sovranamente i parlamentari ad approvare le nuove norme penali, i lettori potrebbero esortarli più sovranamente ancora a non approvarle, consigliando loro di leggere l'appello degli storici. Magari recapitandolo nelle loro caselle e-mail.

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