lunedì 29 settembre 2014

Renzi e i selfie di un’Italia che non c’è

Solo qualche settimana fa, con grande strepito e immense aspettative, è stato varato dal Governo il decreto “Sblocca Italia”, che avrebbe dovuto rimettere in moto la nostra boccheggiante economia. Nell’ambito di quel libro dei sogni, c’era l’operazione “Italia sicura” (altro dei tanti nomi immaginifici che Renzi affibbia ai suoi provvedimenti): si tratterebbe di rimettere in campo risorse già stanziate per interventi contro il dissesto idrogeologico e per infrastrutture idriche. In parte soldi non spesi addirittura dal 1998 (2,4 Mld), in parte deliberati dal Cipe nel 2012 (1,6 Mld) che dormono sonni tranquilli negli uffici. Non sono tanti per i nostri guai, certo, ma coi tempi che corrono sarebbero già qualcosa.
Gli ostacoli per mettere in moto quei cantieri derivano dai mali tipici della nostra Italia: normative confuse, progetti approssimativi, incredibile frantumazione delle competenze, rimpallo di responsabilità e risorse che alla fine non arrivano mai, incagliate sulle scrivanie, finché qualche “interesse” non le smuove. Sarebbe legittimo aspettarsi che la struttura creata ad hoc si attivasse a risolverli quei problemi, permettendo finalmente il completamento delle circa quattromila opere censite.
Ma l’Italia è un Paese diverso; il 23 settembre, dopo un lungo silenzio, i vertici della struttura (il direttore Mauro Grassi e il coordinatore Erasmo De Angelis) s’attivano contattando finalmente tutti i dirigenti degli Uffici di Tutela dei territori di tutti gli Enti Locali, comuni, province o regioni, preposti a quelle possibili opere, con una mail che li ha lasciati quanto meno interdetti: entro il giorno successivo dovevano inviare un selfie, con operai e tecnici in primo piano e sullo sfondo il cantiere, completo di un audio da montare che specificasse l’opera, l’importo di spesa e il tipo d’intervento.
Era stato il nostro Premier a richiederlo con forza, addirittura reiterando la richiesta da New York fra un incontro e l’altro, perché vengano messi senza indugio sul sito di Palazzo Chigi a dimostrazione della sua operosa efficienza.
Così, dopo i selfie notturni dalla Presidenza, per mostrare che mentre il Paese dorme Lui lavora alacremente, ora arrivano i selfie dai cantieri, con il contorno dei sorrisi di tecnici e maestranze scelti come che sia (è specificato nel messaggio) in primo piano. E chi se ne importa se poi le opere continuano a rimanere bloccate per le eterne disfunzioni della burocrazia, per norme lunari fatte apposta per paralizzare tutto o per risorse che si smuovono solo per l’interesse di qualcuno, che solo può trovare il modo di superare il cavillo che le inchioda.
Bazzecole. L’importante è apparire, sorridere e mostrare al mondo un’Italia che non c’é. L’inconsistente Italia dei selfie. L’inconsistente Italia di Renzi. Peccato che quella vera stia morendo.

giovedì 25 settembre 2014

Ricaricare cellulare e tablet pedalando: il sistema Webike

Sono sufficienti 30 minuti per ricaricare completamente la batteria. Un sistema pensato non solo per gli aeroporti e le stazioni ferroviarie ma anche per le aziende dove i dipendenti potrebbero così combattere la sedentarietà dovuta alle tante ore trascorse dietro la scrivania.
Ricaricare cellulare e tablet pedalando: il sistema Webike Ricaricare il cellulare pedalando: il curioso sistema Webike
Ricaricare il cellulare pedalando: questa la curiosa iniziativa portata avanti all’aeroporto Schipol di Amsterdam per permettere ai passeggeri di ricaricare lo smartphone e, allo stesso tempo, combattere la sedentarietà attraverso un po’ di sano movimento.Ricaricare il cellulare pedalando: le stazioni Webike

Sono sufficienti 30 minuti per ricaricare completamente la batteria attraverso queste particolari stazioni di ricarica denominate Webike, ideate da Patricia Ceyens e Katarina Verhaegen, fondatrici dell’azienda WeWatt.
I MATERIALI DI RICICLO DELLE STAZIONI DI RICARICA WEBIKE - Ogni stazione prevede diverse postazioni ed è munita di sgabello e pedali. Tutti i materiali in legno e pelle sono eco-compatibili: il telaio è in alluminio riciclato, il rivestimento del sedile in cuoio riciclato, la parete laterale in cedro riciclato, il corpo in alluminio e acciaio e il tavolo in Trespa ricavato da rifiuti industriali riciclati.
COME FUNZONA LA POSTAZIONE WEBIKE - Il funzionamento è molto semplice: si collega lo smartphone al dispositivo e mentre si pedala si aspetta il volo o la coincidenza del treno. Un sistema pensato però non solo per gli aeroporti e le stazioni ferroviarie ma anche per le aziende dove i dipendenti potrebbero così combattere la sedentarietà dovuta alle tante ore trascorse dietro la scrivania.
DOVE E’ POSSIBILE TROVARE LE POSTAZIONI WEBIKE - Oltre all`aeroporto di Amsterdam è possibile trovare queste speciali postazioni di ricarica Webike anche presso l’aeroporto di Bruxelles in Belgio, la stazione Gare de Montparnasse in Francia e in tante altre stazioni della metro, librerie, e università europee.

mercoledì 17 settembre 2014

Perchè USA e Cina, vogliono chiudere i rubinetti del credito facile

È oramai certo che le due maggiori economie planetarie, USA e Cina, vogliano chiudere i rubinetti del credito facile, ognuna a suo modo e per diverse esigenze.
Per rimettere in carreggiata la loro economia disastrata dallo scandalo dei sub-prime, dal 2008 hanno dato vita agli stimoli monetari (QE 1,2,3 e 4), portando i tassi di interesse prossimi allo ZERO: l’obiettivo era di agganciare velocemente una crescita stabile e duratura del PIL, di riportare la disoccupazione entro il 6/6.5% e avere una inflazione altrettanto stabile sopra al 2%. La chiusura totale del QE (tapering) è prevista entro ottobre ed un rialzo dei tassi è oramai imminente. Molti analisti danno per scontata tale eventualità per marzo 2015: io invece penso che il primo aumento dei saggi di interesse avverrà entro fine 2014.
Gli ultimi dati diffusi da Washington ci dicono che:
1) Il PIL cresce costantemente (addirittura del +4.2% nell’ultimo trimestre)
2) l’obiettivo disoccupazione è stato centrato (6.2%)
3) l’ISM manifatturiero è ai picchi massimi degli ultimi 30 anni
4) i salari medi orari salgono più del previsto (+2.1% ad agosto)
5) i titoli obbligazionari hanno fatto segnare un aumento di +20 basic point in agosto, portandone i rendimenti al 2.54% e alla FED prevedono che saliranno al 3.1% entro fine anno e al 3.75 per il 2015
6) l’inflazione attesa è prossima al 3%, in possibile salita.
Questa è la miscela esplosiva che farà prendere al BOARD presieduto dalla Yellen (governatrice FED) la decisione di un repentino quanto inaspettato rialzo dei tassi entro fine anno. Tutto ciò porterà ad un naturale apprezzamento dello US Dollar verso tutte le altre valute (che già stiamo vedendo), con trade-carry (trasloco) dei capitali in fuga dagli emergenti verso l’obbligazionario americano che garantirà buoni rendimenti a rischio quasi nullo e che darà anche il plus di averli in una moneta che si apprezzerà fortemente (almeno nel breve).
Molti operatori che aspettavano come acqua nel deserto un QE €uro-peo che avrebbe continuato ad alimentare Il “denaro facile a basso costo” (che ha caratterizzato il mondo finanziario dal 2008 ad oggi e che è stato foriero di continue bolle in giro per il globo -non ultima quella borsistica- che prima o poi esploderanno) sono rimasti profondamente delusi. Draghi, piegandosi alle richieste della Germania (che non vuole indietro denaro inflazionato incastrato nei crediti Target-2), ha fatto capire a chiare lettere che un €uro-QE “non s’ha da fare”: del resto, l’immobilismo di U€ ed €urotower non si smentisce mai. Come mai si smentirà lo spirito “uber-alles” teutonico che più di una volta ha già mandato il pianeta nel baratro. Sia chiaro che non ho nulla contro il popolo tedesco ma contro chi li governa si. Godranno ancora per poco di quella residuale crescita che hanno costruito sulle MACERIE dell’intera Europa ma a partire dall’inverno, quando Putin farà pagare soprattutto a loro il salato conto delle politiche imbecilli e autolesionistiche condotte dalla UE (di cui sono l’azionista di maggioranza) cominceranno a sentire i contraccolpi di quella mancanza cronica di domanda che non potrà far altro che peggiorare, tanto da “questaparte” (Paesi avanzati) che da “altraparte” (emergenti e in via di sviluppo). Come ampiamente previsto c’è stato già il primo abbassamento delle stime di crescita del PIL globale e presto ne seguiranno altre.
La scorsa settimana il premier cinese ha pronunciato queste testuali parole: “invece di aumentare l’offerta monetaria stiamo ristrutturando (riferendosi al sistema del credito)”. A Pechino correranno il rischio di una riduzione dell’attività economica con conseguente contrazione del PIL, e questa evenienza si è già evidenziata con il forte calo dell’attività produttiva di agosto (“solo” +6.7% dal +9% previsto: il peggior dato dal marzo 2009) e dal rallentamento altrettanto accentuato della vendita di nuove case. Forti dei dati riguardanti la bassa disoccupazione (5% nelle aree urbane) e dei posti di lavoro che riescono ancora a creare (+1,2 milioni al mese), il direttivo comuliberista ha deciso di mettere un potente freno all’indebitamento facile che ha visto l’innalzamento del debito privato ad oltre il 250% del PIL (negli ultimi 5 anni i prestiti sono aumentati da 9.000 a 25.000 miliardi di $$), prendendo diverse rigide decisioni che andranno ad incidere profondamente anche sul sistema bancario ombra, limitandone fortemente il raggio di azione. hanno anche fatto capire che se ci saranno istituti e imprese sull’orlo del fallimento non per forza verranno salvate dallo Stato.
1) Stop all’indebitamento facile dei governi locali
2) Stretta fiscale verso i medesimi soggetti
3) Persecuzione della corruzione inasprita al massimo
4) Stop all’acquisto di valuta estera (detenuta soprattutto in titoli USA ed UE), pari a 40 miliardi di $$ al mese che alla fine andavano ad incidere sull’inflazione interna
In questo modo si quasi dimezzeranno gli immani investimenti fatti nell’ultimo ventennio, incentrati quasi completamente sull’industria pesante, del mattone e dell’export, tutti comparti che da diverso tempo soffrono di una enorme capacità sovra produttiva.
Vi chiedete cosa comporti un quasi dimezzamento degli investimenti fissi cinesi?
Assisteremo al crollo dei prezzi dei metalli (il surplus di produzione di ferro quest’anno arriverà a 160 milioni di tonnellate) e del petrolio (l’ente energetico mondiale ha rivisto ancora al ribasso i consumi) con conseguenze tragiche per i fornitori abituali del gigante asiatico, quali, ad esempio, America latina (Brasile in primis), Medio Oriente, Australia e Sudafrica. Tutto questo non farà altro che peggiorare il già scarso livello di domanda globale (proprio l’Italia sperava – e lo fa ancora- di agganciare la ripresa tramite l’export extra UE trainato dagli emergenti).
Insomma, la Cina, dopo essere cresciuta grazie all’export, si giocherà la carta della crescita interna, facendosi, come si dice in queste circostanze, gli affaracci suoi, stando ben attenta a non calpestare i piedi agli USA, ovvero limitando di molto il proprio raggio di azione. In poche parole, per come la penso, se non vogliono scomparire ancor prima di essere adulti è l’unica carta che possono giocarsi: creare una vera classe media che possa far crescere lo sterminato Paese in modo più lineare ed omogeneo, facendolo emergere del tutto quando sarà ora e tempo. Non parlo certo di isolazionismo ma cureranno sicuramente molto più gli affari interni di quanto abbiano fatto sinora.
Il gigante della finanza Morgan Stanley da un po’ di tempo consiglia ai suoi clienti di acquistare dollari: per il 2015 “vede” il cambio contro €uro a 1.15.
Adesso vediamo che tipo di impatto potrebbe avere un marcato rafforzamento della divisa USA sui debiti contratti in valuta pregiata.
Questa volta non esprimerò solo opinioni personali: saranno i numeri a farvi capire a cosa mi riferisco.
I prestiti contratti da Stati o attori privati nei mercati emergenti sono pari ad un controvalore di $12600 miliardi, di cui il 63% (quasi $8000 miliardi) denominati in dollari, sotto legislazione anglosassone (prevede la restituzione dei prestiti univocamente nella stessa valuta): MAI tale rapporto è stato così alto.
La BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali, ovvero la banca centrale delle banche centrali) ci dice che dal 2009 gli emergenti (soprattutto asiatici) hanno preso a prestito altri 2000 miliardi di dollari al tasso nominale dell’1%, mandando gli indici di indebitamento al 175% dei loro PIL complessivi. Il tempo di ingresso (timing) per effettuare investimenti atti ad aumentare la produttività e di conseguenza l’export è stato calcolato come peggio non si poteva: si trovano quasi tutti con i fondamentali in costante peggioramento e con continui disavanzi delle partite correnti (bilance commerciali negative). Eppure la Storia dovrebbe insegnare alle generazioni future quanto già accaduto ma sembra che in troppi dimentichino e troppo in fretta. Ma a proposito di corsi e ricorsi storici: spesso mi torna alla mente la storiella del cavallo che non beve più raccontata da un austero personaggio del ‘900, soprannominato “cassandra coi baffi” o “frocetto inglese”.
L’impatto che può avere il rialzo del valore del dollaro sui debiti contratti in valuta pregiata l’ho sottolineato molte volte: potrebbe portare al default multiplo molti Stati, anche di grandi dimensioni, con sconvolgimenti ed implicazioni che non oso immaginare.
Il terremoto accaduto sui mercati valutari degli emergenti in maggio 2013 (dalla prima riduzione del QE USA) non è che l’aperitivo di quanto accadrà: a breve se la dovranno vedere con “i tassi di rabbia” (soprannome dato dagli addetti ai lavori al rialzo dei tassi in USA).
I BRICS, ma anche molti espertoni, affermano che non ci saranno i noti problemi riscontrati negli anni ’80 e ’90: staremo a vedere. Di mio affermo, come al solito, che la Storia replica sempre se stessa, magari in forme leggermente dissimili.
La vera arma di distruzione di massa, che permetterà agli USA di vivere ancora per molto tempo sulle spalle del pianeta e che riporterà molti leader bellicosi a più miti consigli, deve ancora deflagrare e lo farà non appena i tassi USA saranno abbastanza alti da sconsigliare altri investimenti a rischio maggiore. Questo è il VERO POTERE degli USA.
Alla U€ cosa succederà? La deflazione continuerà ad essere maestra di vita: sino a quanto a qualcuno non farà più comodo detta situazione le cose non cambieranno di una virgola. I popoli sono troppo indeboliti e inebetiti dal mainstream e dal pensiero unico, anche se, dopo la Francia e l’Inghilterra, persino dalla Svezia e pure dalla stessa Germania arrivano segnali incoraggianti di un forte dissenso anti UE che fa ben sperare, lasciando intravvedere in prospettiva una presa di coscienza collettiva più ampia di quanto solo un anno fa si potesse immaginare. Spero solo che l’ultranazionalismo e la xenofobia non prendano il sopravvento, facendoci rivivere quello che fu e che fortunatamente la maggior parte di noi non ha visto se non dai libri di Storia.
L’Italia, sino a quando sarà infestata da affabulatori, cialtroni e false flag sarà, come al solito, abbandonata al destino che altri decideranno.

lunedì 15 settembre 2014

OBAMA PREVEDE DI COMBATTERE ISIS ARMANDO ISIS

I cosiddetti ribelli “moderati” siriani sono apertamente allineati con i militanti islamici dell’ISIS.
Il presidente Barack Obama ha impostato il suo piano di lotta contro l’ISIS armando i cosidetti ribelli “moderati” ribelli siriani nonostante il fatto che tali militanti si sono apertamente allineati con i combattenti dello stato islamico.
“Obama ha detto ai membri del Congresso che ha “l’autorità per procedere anche senza la loro approvazione formale”, riferisce l’Associated Press . “Tuttavia, egli cerca l’autorizzazione del Congresso per il funzionamento del piano per armare i ribelli, come già richiesto già all’inizio di questa estate.”
Obama dovrebbe presentare il piano per l’invio di armi ai combattenti dell’Esercito Libero Siriano (FSA) durante un discorso oggi in prima serata .
La follia di una tale politica è illustrata dal fatto che Bassel Idriss, comandante di una brigata ribelle conduzione FSA, ha recentemente ammesso che ribelli “moderati” sostenuti daWashington stanno ancora collaborando con al Nusra:
“Stiamo collaborando con lo Stato islamico e il Fronte Nusra per attaccare le unità dell’esercito siriano in Qalamoun,” è una dichiarazione che Idriss ha fatto al libanese Daily Star . “Ammettiamolo: Il Nusra Front è la più grande forza presente in questo momento in Qalamoun e noi come FSA dovremmo collaborare su qualsiasi missione lanciano finché coincide con i nostri valori.”.
Sembra frutto della mente di un folle ma in sè ha una sua logica, anche se perversa. Quella di non far vincere nessuno fa parte della dottrina USA. E stata usata in passato in più occasioni . Lo hanno fatto tante volte, ad esempio nella guerra tra Iran e Iraq armavano entrambi i belligeranti… In questo caso armando i ribelli ‘moderati’ (che sanno che non lo sono affatto ma sono contro ISIS e contro i siriani) riescono contemporaneamente a non rinunciare al vecchio sogno di far cadere il legittimo governo siriano (e far cadere ISIS) alla faccia di quello che pensa la gente.

venerdì 12 settembre 2014

Gli italiani mangiano di meno e non si curano

L’allarme della Confcommercio: redditi fermi a 30 anni fa. Meno spese per alimentazione, sanità e abbigliamento. Così stiamo affondando
L’Italia non si muove e i redditi degli italiani sono fermi a 30 anni fa. Il dato emerge dal Rapporto consumi elaborato dalla Confcommercio. Nel 2014 il reddito disponibile annuo procapite è pari a 17.400 euro, sui livelli del 1986, quando era a 17.200 euro. Grazie ai servizi nel giro di vent’anni i consumi degli italiani sono cresciuti soltanto del 12,3%. Ma i consumi di beni sono fermi a vent’anni fa. Il Pil torna come nel ’97 come anche i consumi. E facendo un confronto con il 2007, ovvero al periodo pre crisi i redditi scendono del 2,6%, il Pil a – 3,3% e i consumi a -1,8%.
L’unica vera spending review in Italia l’hanno fatta le famiglie che sono state costrette a tagliare i consumi. Stop ai pasti fuori casa (-4,1%), ma ancora più drastici i tagli per l’alimentazione domestica (-4,6%). Giù anche le spese per le vacanze e i soldi spesi per curarsi. Il calo più drastico riguarda le spese per calzature e abbigliamento.
Davanti a questi dati così drammatici il Codacons ha lanciato un appello al governo: “Chiediamo al Premier Renzi di lavorare subito ad un apposito decreto `salva-consumi´ ossia un provvedimento contenente misure specifiche non solo per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, ma anche per incentivare gli acquisti in tutti i settori. Come dimostrato dai dati elaborati dal Codacons e da quelli sulle vendite al dettaglio, il bonus da 80 euro non è sufficiente a far ripartire i consumi. Ora servono altre soluzioni”.